Un bellissimo pezzo di un amante dei riti della Settimana Santa , come il dott. Cuomo, sulle origini delle nostre Processioni. Ma anche un articolo che mi sembra ideale per lanciare un bel messaggio ... quello dei tanti "amanti spudorati" come anche il sottoscritto, che "viaggia di corsa", rincorre la lenta teoria degli incappucciati, spulcia il mitico opuscolo per cercare, e prevedere il momento giusto per piazzarsi e vedere sbucare una vela , o solo sentire il lugubre suono dei tamburi ... Seguire una processione, è anch'esso atto di fede ... lo pensavo ieri, lo penso ora ... un paio di scarpe comode, non stonano affatto con il saio nero, bianco, rosso dei migliaia di parotagonisti della Fede ... (le foto che vedete comparire qui sotto, sono le mie, non sarò Oliviero Toscani, però ...)
La Settimana Santa è la settimana nella quale il Cristianesimo celebra gli eventi correlati agli ultimi giorni di Gesù, comprendenti in particolare la sua passione, morte e resurrezione. Gli ortodossi chiamano la stessa “grande settimana”, perché commemora le grandi opere di Dio per l’umanità. In molte città italiane e straniere si svolgono nei giorni di Giovedì, Venerdì, Sabato santo i Riti della Settimana Santa, come i misteri, via crucis in cui le statue (dette anche simboli) sono portate in processione dai confratelli.
La storia delle processioni penitenziali durante la settimana santa a Sorrento comincia con molta probabilità intorno al 1100.
Si è a conoscenza di laici che percorrevano le strade della cittadina “assaccati” e portando una semplice croce. Una antichissima confraternita sorrentina era quella dei Battenti di Sant’Antonino, o Confratrum Frustigantium, istituita intorno al 1378; i confratelli si flagellavano in segno di penitenza. Questa tradizione della flagellazione fu tramandata anche nei secoli successivi, mantenuta soprattutto dall’ Arciconfraternita della Morte.
Ed e’ lungo le anguste stradine dei paesi della costiera sorrentina percorse dagli incappucciati che rinnovano il fascino di una secolare tradizione che si ripete, ogni anno avvolgendo il tutto in un’atmosfera di magia, che attira folle di persone in silenziosa e mesta confusione.
Descrivere l’atmosfera che circonda le processioni così coinvolgenti e suggestive non è cosa facile; bisogna viverle, “esservi dentro” ed immergersi in quell’aria misteriosa e severa, delicata ed altera, ma sempre e comunque di grande drammaticità per capirne l’essenza e riceverne emozioni e sentimenti. Nelle buie notti tra giovedi’ e venerdi’ santo, celati nei loro cappucci mentre intonano canti antichi e struggenti, i fedeli rievocano immortali rappresentazioni che le cui origini si perdono indietro nei secoli.
Si racconta che San Pietro, nel suo viaggio verso Roma, abbia sostato lungo nella costa sorrentina, ed e’ da lui che ha origine l’attaccamento al Cristianesimo delle nostre genti, che hanno sempre mantenuto viva la fede, resistendo alle tentazioni e alle deviazioni che nei secoli hanno minato l’unita’ della Chiesa.
Le processioni ne sono una testimonianza vivissima, come le tante chiese ed edicole sparse un po’ dovunque, la ricchezza con cui sono state costruite e la cura con la quale sono conservate, la presenza di molti ordini monastici testimoniati dai tanti conventi e monasteri, tutte queste tradizioni sono tenute vive soprattutto le “confraternite”, costituite non solo dai fedeli Cristiani ma anche da moltissimi laici attratti dal mistero che avvolge i riti della Settimana Santa.
Dalla visita dei “Sepolcri” alle diverse processioni che cominciano nel pomeriggio di Giovedi’ fino a quelle della notte del Venerdi’ Santo, e’ tutto un susseguirsi di funzioni sacre, celebrazioni, cortei che fanno della penisola sorrentina un continuo mesto rituale funebre a cui partecipano migliaia di persone. La visita ai Sepolcri e l’andare di chiesa in chiesa a pregare il Cristo Morto del Venerdi, il seguito del canto della Passione di Cristo e la processione che accompagna la Madre Addolorata, sono tutti momenti di grande partecipazione di fede.
Ore di veglia notturna e di file e code d’attesa infinite sono da mettere in conto per coloro che vogliono sperare di ricevere l’”invito” da parte della Confraternita a partecipare ai riti in veste di protagonista.
Un protagonismo che, per altro, non si manifesta né viene rivelato ad altri perché la partecipazione consiste nell’indossare il saio e il cappuccio che copre dalla testa ai piedi lasciando liberi solo i due fori per gli occhi.
Insomma: le lunghe attese da parte dei fedeli sono finalizzate solo alla partecipazione, non alla esibizione. E quindi perché non pensare che nel rito ci sia soprattutto fede?Il compito degli incappucciati, inoltre, non si limita alla sola processione, ma anche a meditare e cantare in coro il salmo 50 di Davide e, soprattutto, a prendere parte al canto corale del Miserere, espressione di pentimento e di espiazione attraverso le cui strofe si medita collettivamente sul sacrificio del Golgota.
Ogni confraternita ha qualche tratto caratteristico suo proprio che la differenzia dalle altre. Differenze che, ovviamente, sono sottolineate dai membri d’ognuna.
Ogni partecipante si sente investito dal ruolo di testimonianza che svolge, un ruolo nel quale si impegna con la stessa devozione usata dai propri antenati che gli hanno insegnato a “godere della Pasqua solo dopo aver partecipato ad almeno una Processione”.
Infatti la Settimana Santa impone, ai pellegrini che visitano la costiera sorrentina, propri ritmi e ritualità: bisogna partecipare almeno a una processione ma, meglio, se se ne partecipa a diverse. Una “necessità” che negli anni ha sovente rischiato di creare confusione.
Addirittura, vista la prossimità dei paesi e delle strade e la contemporaneità delle processioni, in anni passati s’era stabilito anche un “diritto di precedenza” delle varie processioni nel momento in cui era inevitabile si incrociassero.In tal senso era motivato anche la presenza, in testa alle file di fedeli, di giovani partecipanti della Confraternita che ritmando con il suono di tamburi l’incedere della processione “avvertivano” le altre confraternite del proprio arrivo.
La questione fu risolta dall’autorità vescovile, che stabilì che le processioni non valicassero i confini dei singoli comuni.Ma tant’è: restano i tamburi e il loro lugubre incedere e restano le fughe dei fedeli che assistono il passaggio ora dell’una e ora dell’altra confraternita. Un suggerimento molto prosaico ma efficace per i turisti che visitano la costiera in questi giorni: munitevi d’un ciclomotore, uno scooter, o una moto per “inseguire” le varie processioni o, meglio ancora, andate a piedi: eviterete il caos del traffico e potrete dedicarvi con maggior amorevolezza alla cura della vostra anima oltre che del corpo.
(Liberamente tratto da “Le Processioni della settimana santa in Penisola sorrentina” di A.Cuomo - Societa’ editrice Napoletana)
La Settimana Santa è la settimana nella quale il Cristianesimo celebra gli eventi correlati agli ultimi giorni di Gesù, comprendenti in particolare la sua passione, morte e resurrezione. Gli ortodossi chiamano la stessa “grande settimana”, perché commemora le grandi opere di Dio per l’umanità. In molte città italiane e straniere si svolgono nei giorni di Giovedì, Venerdì, Sabato santo i Riti della Settimana Santa, come i misteri, via crucis in cui le statue (dette anche simboli) sono portate in processione dai confratelli.
La storia delle processioni penitenziali durante la settimana santa a Sorrento comincia con molta probabilità intorno al 1100.
Si è a conoscenza di laici che percorrevano le strade della cittadina “assaccati” e portando una semplice croce. Una antichissima confraternita sorrentina era quella dei Battenti di Sant’Antonino, o Confratrum Frustigantium, istituita intorno al 1378; i confratelli si flagellavano in segno di penitenza. Questa tradizione della flagellazione fu tramandata anche nei secoli successivi, mantenuta soprattutto dall’ Arciconfraternita della Morte.
Ed e’ lungo le anguste stradine dei paesi della costiera sorrentina percorse dagli incappucciati che rinnovano il fascino di una secolare tradizione che si ripete, ogni anno avvolgendo il tutto in un’atmosfera di magia, che attira folle di persone in silenziosa e mesta confusione.
Descrivere l’atmosfera che circonda le processioni così coinvolgenti e suggestive non è cosa facile; bisogna viverle, “esservi dentro” ed immergersi in quell’aria misteriosa e severa, delicata ed altera, ma sempre e comunque di grande drammaticità per capirne l’essenza e riceverne emozioni e sentimenti. Nelle buie notti tra giovedi’ e venerdi’ santo, celati nei loro cappucci mentre intonano canti antichi e struggenti, i fedeli rievocano immortali rappresentazioni che le cui origini si perdono indietro nei secoli.
Si racconta che San Pietro, nel suo viaggio verso Roma, abbia sostato lungo nella costa sorrentina, ed e’ da lui che ha origine l’attaccamento al Cristianesimo delle nostre genti, che hanno sempre mantenuto viva la fede, resistendo alle tentazioni e alle deviazioni che nei secoli hanno minato l’unita’ della Chiesa.
Le processioni ne sono una testimonianza vivissima, come le tante chiese ed edicole sparse un po’ dovunque, la ricchezza con cui sono state costruite e la cura con la quale sono conservate, la presenza di molti ordini monastici testimoniati dai tanti conventi e monasteri, tutte queste tradizioni sono tenute vive soprattutto le “confraternite”, costituite non solo dai fedeli Cristiani ma anche da moltissimi laici attratti dal mistero che avvolge i riti della Settimana Santa.
Dalla visita dei “Sepolcri” alle diverse processioni che cominciano nel pomeriggio di Giovedi’ fino a quelle della notte del Venerdi’ Santo, e’ tutto un susseguirsi di funzioni sacre, celebrazioni, cortei che fanno della penisola sorrentina un continuo mesto rituale funebre a cui partecipano migliaia di persone. La visita ai Sepolcri e l’andare di chiesa in chiesa a pregare il Cristo Morto del Venerdi, il seguito del canto della Passione di Cristo e la processione che accompagna la Madre Addolorata, sono tutti momenti di grande partecipazione di fede.
Ore di veglia notturna e di file e code d’attesa infinite sono da mettere in conto per coloro che vogliono sperare di ricevere l’”invito” da parte della Confraternita a partecipare ai riti in veste di protagonista.
Un protagonismo che, per altro, non si manifesta né viene rivelato ad altri perché la partecipazione consiste nell’indossare il saio e il cappuccio che copre dalla testa ai piedi lasciando liberi solo i due fori per gli occhi.
Insomma: le lunghe attese da parte dei fedeli sono finalizzate solo alla partecipazione, non alla esibizione. E quindi perché non pensare che nel rito ci sia soprattutto fede?Il compito degli incappucciati, inoltre, non si limita alla sola processione, ma anche a meditare e cantare in coro il salmo 50 di Davide e, soprattutto, a prendere parte al canto corale del Miserere, espressione di pentimento e di espiazione attraverso le cui strofe si medita collettivamente sul sacrificio del Golgota.
Ogni confraternita ha qualche tratto caratteristico suo proprio che la differenzia dalle altre. Differenze che, ovviamente, sono sottolineate dai membri d’ognuna.
Ogni partecipante si sente investito dal ruolo di testimonianza che svolge, un ruolo nel quale si impegna con la stessa devozione usata dai propri antenati che gli hanno insegnato a “godere della Pasqua solo dopo aver partecipato ad almeno una Processione”.
Infatti la Settimana Santa impone, ai pellegrini che visitano la costiera sorrentina, propri ritmi e ritualità: bisogna partecipare almeno a una processione ma, meglio, se se ne partecipa a diverse. Una “necessità” che negli anni ha sovente rischiato di creare confusione.
Addirittura, vista la prossimità dei paesi e delle strade e la contemporaneità delle processioni, in anni passati s’era stabilito anche un “diritto di precedenza” delle varie processioni nel momento in cui era inevitabile si incrociassero.In tal senso era motivato anche la presenza, in testa alle file di fedeli, di giovani partecipanti della Confraternita che ritmando con il suono di tamburi l’incedere della processione “avvertivano” le altre confraternite del proprio arrivo.
La questione fu risolta dall’autorità vescovile, che stabilì che le processioni non valicassero i confini dei singoli comuni.Ma tant’è: restano i tamburi e il loro lugubre incedere e restano le fughe dei fedeli che assistono il passaggio ora dell’una e ora dell’altra confraternita. Un suggerimento molto prosaico ma efficace per i turisti che visitano la costiera in questi giorni: munitevi d’un ciclomotore, uno scooter, o una moto per “inseguire” le varie processioni o, meglio ancora, andate a piedi: eviterete il caos del traffico e potrete dedicarvi con maggior amorevolezza alla cura della vostra anima oltre che del corpo.
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