lunedì 30 marzo 2009

INCIPIT VITA NOVA ... LA' DOVE TUTTO EBBE INIZIO ...

Prima di partire per Napoli, oggi pomeriggio, ho letto sul sito http://www.pianoincipit.com/ il bellissimo pezzo introduttivo del primo opuscoletto pasquale: lo scrisse nel 1991 Don Alfredo Ammendola e sancì l'inizio dell'avventura dell'Incipit vita nova ... non lo conoscevo, anche perchè allora giovanissimo (bei tempi andati!!!) e poi perchè negli archivi di San Nicola non c'è traccia dei primi opuscoli (i Luigini entreranno a far parte dell'Incipit solo a partire dal 1995, ed è da quell'anno che li custodiamo). E' un testo interessante, che vede Don Alfredo apripista di una realtà che 11 anni più tardi si è allargata agli amici di Meta e Sant'Agnello. Lo ripropongo per intero, come monito, come invito, come speranza di un futuro ancora più intenso, ancora più insieme ...

Incipit vita nova! Dante vorrà perdonarmi, se mi approprio del motto, con cui egli inizia la sua opera giovanile in lode di Beatrice, La Vita Nuova, e se do al molto un significato diverso. La vita nuova, della quale parlo, è quella che inizia con il Battesimo, per cii ogni battezzato comincia a vivere come figlio di Dio. Che si tratti di una vita nuova in senso stretto, soprannaturalmente parlando, ce lo insegna Gesù, quando espone a Nicodemo la necessità di rinascere. Gesù afferma: «In verità, in verità ti dico: se uno non sia nato dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Ed alla domanda sorpresa del famoso rabbino ebreo, che gli chiede come ciò sia possibile, Gesù risponde con maggior vigore: «In verità, in verità ti dico: se uno non sia nato da acqua e da Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio» (Gv. 3, 3-5). S. Paolo, poi, scrivendo ai cristiani delle chiese da lui fondate, spiega la meravigliosa trasformazione avvenuta in loro, grazie al Battesimo, e la necessità di vivere coerentemente come veri discepoli di Gesù Cristo. Riporto un solo passo, che tolgo dalla lellera dell'Apostolo ai cristiani di Efeso: «Onesto pertanto vi dico e vi prescrivo nel Signore: di non comportarvi come si comportano i pagani nella vacuità della loro mente, ottenebrati come sono nei loro pensieri, estraniati dalla vita di Dio a causa della loro ignoranza e dell'indurimento del loro cuore. Diventati così insensibili, si sono dati alla piu sfrenata lussuria, commettendo con frenesia ogni specie d'immondezza. Voi, però, non è in questa maniera che avete imparato a conoscere Gesu Cristo, se di fatti lo avete ascoltato e in lui siete stati istruiti come lo esige la verità che è in Gesù,secondo la quale dovete deporre il vecchio uomo, che va corrompendosi dietro ai desideri ingannatori con la sua primiera condotta, mentre dovreste rinnovellarvi nello spirito della vostra mente e rivestirvi dell'uomo nuovo, che e stato creato secondo Dio, nella giustizia e santità della verità». (Ef 4, 17-24). Il cristiano, perciò, deve vivere secondo la fede ricevuta col Battesimo ed imitare Gesù Cristo, mettendo in pratica i suoi comandamenti. Nell’intento di vivere questa vita nuova in modo più efficace e fruttuoso, i cristiani impegnati hanno cercato sempre, sin dai primi secoli della Chiesa, i mezzi di santificazione, che i consigli evangelici indicano a coloro che sono animati da seria volontà.
Dal Battesimo viene la vocazione ad ascendere le vette spirituali; la conquista di esse non deve essere intesa solo come sforzo individuale, ma anche collettivo. Santificarsi insieme è più facile ed è più bello. Anche questa verità è proposta continuamente dall'insegnamento divino. Basterebbe riflettere che la Preghiera Domenicale, cioè, il Padre Nostro, è un'invocazione che la grande famiglia cristiana rivolge unitariamente al Padre Celeste. Se avessi maggiore spazio, potrei parlare di ciò che S. Paolo ci insegna, proponendoci la dottrina sul Corpo Mistico di Gesù Cristo, che è, appunto, la Chiesa (Cfr. p.e. I Cor. 12,12-22 ed Ef. 4,1-6).
Per questa necessità di vivere insieme la vita nuova di cristiani credenti e praticanti, nacquero gli Ordini religiosi e continuamente si formano nuove Congregazioni religiose. Per lo stesso motivo furono fondati i Terziari, volendo offrire, a coloro che non possono vivere in comunità, l'occasione propizia di santificarsi, seguendo le indicazioni degli Ordini religiosi con una vita cristiana più elevata e perfetta.
Anche per questo motivo sorsero le Confraternite, le quali danno a tutti la possibilità di vivere una più intensa vita spirituale e di attuare le opere di misericordia, che Gesù indica come condizione sine qua non per salvarsi eternamente. (cfr. Mi. 25,31-46).
Nella nostra Penisola Sorrentina nacquero numerose le Confraternite, specialmente nei secoli XVI e XVII, ed oggi, dopo oltre quattrocento anni dal loro apparire, sono tuttora vive ed attive e mostrano di volerlo essere ancora di più, ritornando alla pienezza di attività, che ebbero nei secoli scorsi.
Per limitarmi al Comune di Piano di Sorrento, ricordo che ben quattro Confraternite sono tra le associazioni che formano ornamento e decoro delle nostre Parrocchie. Mi basti indicarle per ordine di anzianità e precedenza:
Ì) L'Arciconfraiernila dei Pellegrini e Convalescenti (SS. Trinità)
2) L'Arciconfraiernila della Morte ed Orazione (S. Michele Arcangelo)
3) La Confraternita della SS. Annunziala (S. Michele Arcangelo)
4) La Confraternita della Purificazione di Maria SS. (Martora)
Queste quattro Confraternite sono, ripeto, vive e vitali e vogliono fare ancora meglio e di più.
Incipit vita nova, dunque, anche per loro ed hanno scelto di viverla insieme. Viribus unitis si procede meglio. Tanto per cominciare, esse hanno deciso, da quest'anno, di svolgere un programma unitario durante la presente Quaresima e le prossime manifestazioni religiose della Settimana Santa.
Ma non si fermeranno certamente qui. Sono sicuro che è solo il promettente inizio di una concorde collaborazione per tutte le altre attività religiose e di apostolato attivo.
Incipit vita nova! Hoc erat in votis.


Don Alfredo Amendola Share/Bookmark
ATTENZIONE!!! LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA PREVISTA PER MERCOLEDI' 1 APRILE, SI TERRA' SABATO 4 ALLE ORE 19,30 E SARA' PRESIEDUTA DA PADRE GIANLUCA SAVARESE
IN QUELL'OCCASIONE SARA' RICORDATA LA FIGURA DI DON EDUARDO MASTELLONE, TRA I PRIMI 33 CONFRATELLI DEL SODALIZIO DEI LUIGINI E PRIMA GUIDA SPIRITUALE DELLO STESSO.
DAL 1926 FINO ALLA SUA MORTE, FONDATORE, RETTORE E ANIMATORE DELL'ORATORIO DI SAN NICOLA
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pensieri e parole ...

il precedente post ha fatto parlare ... non me ne voglia nessuno, ma è bello quando, come nel caso in questione, noi luigini abbiamo fatto pubblica autocritica, dimostrando che di colpe, in fondo, ne abbiamo avute, anche se non sono state le uniche che dobbiamo addossarci ... fatto sta che con il precedente post, ritengo concludere il racconto sulla nostra storia recente ...
Siamo pronti all'appuntamento di martedì santo sera, che ha trovato anche la soddisfazione di Don Pasquale ... venerdì gli ho accennato l'argomento, è rimasto contento e mi ha invitato a porgere il suo saluto a tutti coloro che martedì saranno presenti in cappella ...
Ci siamo, meno sei all'inizio di una settimana santa, quella del 2009, molto ricca di appuntamenti nei vari centri della penisola ... tra prese delle statue ... ore di adorazione, momenti di incontro per i confratelli ... le sedi dei sodalizi, e le parrocchie si riempiono dei profumi e dei suoni della pasqua ... sarebbe bello, e prendo come spunto un recente incontro con l'amico, confratello e da poco presidente della Pro Loco, Mimmo Cinque, che il web diventi, anche per i nostri sodalizi, un veicolo per trasmettere notizie, suoni, foto della settimana più lunga dell'anno .
Vedo sbucare tanti gruppi facebook, tanti appuntamenti viaggiare nell'etere!!! sarebbe bello riunirli, darne un senso di unità. Basta poco per fare un blog ... sarebbero, credo, energie ben spese se un gruppo di confratelli di ciascun sodalizio si riunisse per dar voce ai gesti, agli appuntamenti, ai preparativi dei riti della settimana santa (e non solo, aggiungo io!!!).
Credo che unità sia anche questo!!!
A tal proposito mi piace invitarvi a dare uno sguardo al sito del dott. Franco Stanzione, attuale Priore della Arciconfraternita della Morte di Molfetta: l'amore e la passione che ha per il mondo confraternale e delle processioni in genere, può essere un ottimo viatico per come gestire, preparare, predisporre un blog. Andate su http://www.lamiasettimanasanta.net/ e troverete non solo gli attimi di vita del suo sodalizio, ma anche uno sguardo a 360° sull mondo delle confraternite in tutta italia e nel mondo!!! foto bellissime, documenti interessantissimi, e soprattutto una sfilza di link che vi proiettano immediatamente nel mondo, variegato dei riti pre pasquali ... certo il non amante del web storcerà il naso ... le processioni vanno vissute, si dirà ... ma io nel guardare il volto dell'addolorata di Molfetta piuttosto che quella di N.tra S.ra de los Dolores Reina de los Martires di Malaga ... beh, mi emoziono come quella custodita nella mia parrocchia ... c'è dunque passione anche in quei confratelli che scrivono un post, scannerizzano un documento, aggiungono una foto, e che trasmettere agli altri, via etere, la loro tradizione ... Share/Bookmark

giovedì 26 marzo 2009

I perchè di un addio ...

Proprio un'ora fa mi sono arrivate le locandine della manifestazione "perno" della settimana santa nel nostro Oratorio: è il bacio della Croce, un gesto che diventa momento di preghiera e di riflessione ... l'appuntamento come da quattro anni a questa pare, è fissato per martedì 7 aprile prossimo alle ore 19,30 ca.
il bacio della Croce nasce in un momento particolare della storia del nostro sodalizio, che è giusto raccontare su questo blog: 5 anni fa il nostro Oratorio non vive più la partecipazione alla processione del Giovedì Santo.
Per più di dieci anni il nostro sodalizio era stato invitato alla processione del Giovedì Santo organizzata dalla SS. Annunziata; nel 2004 l'ultima partecipazione, con una particolarità: il cappuccio calato sul volto dei nostri portanti. Fu una accettazione dettata dai tempi strettissimi in cui ciò ci venne richiesto, e che risultò contraria ai dettati del nostro statuto (all'art.2 si parla proprio di "sacco bianco senza cappuccio"), ma che ancor di più creò scompiglio nella Pasqua successiva, quando non fummo più invitati ... cominciò uno scontro epistolare che, diciamolo pure tranquillamente, non fece onore a nessuno dei due sodalizi ...
Sta di fatto che da quel lontano 2005 i Luigini non seguono più la Processione Bianca. In quel 2005 si tentò una sorta di "ora di Adorazione" presso la Basilica di San Michele, cui 25 tra confratelli e consorelle presero parte, ma risultò il tutto molto caotico ...
Al rientro a San Nicola, quel gruppo salutò la Croce del Sodalizio, col gesto simbolico del bacio ... dal 2006 quel momento si ripete ogni Martedì Santo, col Governo dei Luigni che continua il Giovedì a partecipare alla Messa in Coena Domini in Basilica ...
Da più parti sono giunte idee e suggerimenti: devo dire che gli anni di esperienza che posso vantare negli incontri di Incipit (il gruppo che racchiude i soli sodalizi di Piano) prima, e dell'unità Pastorale (l'unione dei sodalizzi di Piano-Sant'Agnello-Meta) poi, mi dicono una cosa chiara. Cioè che "fare" ex novo una Processione è impresa ardua, così come ritornare al cd. status quo ante (perdonate la digressione giuridica) è pressochè impossibile ...
Gli amici dell'Annunziata, a cavallo di quegli anni stavano vivendo una fase di "maturità-aggiunta": il cappuccio calato sul volto di tutti, una fratellanza ridotta per questo motivo all'essenziale (a quelli cioè che "vivono" davvero la vita confraternale), il Miserere "Valanga" ... non c'era proprio posto per chi, come noi Luigini, non stava "vivendo" nulla di tutto questo ... e ve lo dice chi allora giovanissimo muoveva i primi passi in questo tipo di ambiente ...
Del resto la nostra storia non parla di processioni (anche se Don Alfredo Ammendola racconta di martiri e simboli della Passione donati alla Morte ed Orazione nel 1946, oltre ad una assidua partecipazione fino agli anni del dopoguerra alla stessa processione del Venerdì Santo) ...
Queste mie opinioni le ho riportate all'interno del governo in questi mesi ... abbiamo deciso di "crescere" anche noi ... lo dimostrano le frequenze continue agli incontri, la partecipazione attiva all'Opuscoletto di Pasqua, che nelle nostre pagine è passato a divenire un vero e proprio calendario degli eventi della settimana santa presso il nostro Oratorio, lo dimostra la passione con cui si prepara l'appuntamento del martedì santo sera ...
mi sono dilungato, lo so, non me ne vogliano i lettori, ma era giusto sapere, era giusto dare delle risposte ... con questo dissipiamo i dubbi su freddezze tra i nostri sodalizi.
Michele Russo, priore al "tempo dei fatti" e priore ancora oggi della SS. Annunziata, è e resta un amico, e personalmente una persona che stimo ... Michele conosce il mio pensiero, che è poi il pensiero del sodalizio che rappresento ... saranno anni, i prossimi, in cui ognuno dei nostri sodalizi può e deve dare, vicendevolmente, consigli, aiuto, idee, ma senza che ciò escluda, naturalmente, il modus vivendi la Pasqua ...
A Michele e agli altri amici dell'Annunziata gli "in bocca al lupo" per una organizzazione serena della prossima processione, nello stile che li contraddistingue, e nella voglia di essere ancor di più portatori "sani" di una tradizione ...
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martedì 24 marzo 2009

GLI APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA SANTA 2009 DELLA CONGREGA DEI LUIGINI


Vedo su parecchi siti, gruppi di facebook e blog che gli itinerari delle processioni della Settimana Santa in penisola (ed in particolare quelli delle confraternite della cd. "Unità Pastorale" Meta-Piano-Sant'Agnello) sono usciti ... Così in questo ideale "fuori tutto" , rendo pubblico quello che sull'opuscolo troverete come "calendario degli appuntamenti della Congrega dei Lugini, presso l'Oratorio di San Nicola ".


Sulle ragioni di questo "esserci" nonostante il "non fare" una processione (uso verbi e terminologie che chi bazzica il mondo confraternale conosce e capisce), essendo questo il primo anno del blog, avrò modo di parlare nei prossimi giorni:




Congrega di Spirito dei Giovani Carottesi detta dei Luigini
Parrocchia di San Michele Arcangelo - Piano di Sorrento


Calendario degli appuntamenti della Quaresima e della Settimana Santa 2009


Domenica 29 marzo 2009
ore 16,00 - Partecipazione del sodalizio alla Via Crucis presso la Tomba di Casanocillo


Martedì 31 marzo 2009

ore 20,30 - "Aprila ..." preghiera giovani



Mercoledì 1 aprile 2009
ore 19,30 - Solenne celebrazione eucaristica nel ricordo di Don Eduardo Mastellone, prima guida spirituale del sodalizio e rettore dell’Oratorio


Martedì Santo 7 aprile 2009
ore 19.30 - “Meraviglioso Amore” e BACIO DELLA CROCE - Incontro di preghiera



Giovedì Santo 9 aprile 2009
ore 18.00 - Basilica di San Michele Arcangelo - Partecipazione del Governo dei Luigini alla Messa in Coena Domini, al termine visita all'Altare della Reposizione


al programma è da aggiungere la S.Messa di sabato 4 aprile (ore 19.30) presieduta dal padre francescano Gianluca Savarese
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"Aprila ..." incontro-preghiera giovanissimi MARTEDI' 31 MARZO ore 20,30


E' questo il titolo del momento di preghiera per gli adulti che, il prossimo 31 marzo, darà il via alla "corsa" verso la Settimana Santa 2009 nel nostro Oratorio ...
Giuliana Iaccarino, invita perciò tutti i ragazzi alle ore 20,30 presso la cappella dell'Oratorio
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domenica 22 marzo 2009

Una mia dimenticanza ...

in questi giorni vi ho parlato del pellegrinaggio a Casanocillo, ho recuperato il bellissimo testo storico di Piero Castellano e ho inserito alcune foto ... ho dimenticato però, e non me ne voglia l'autore, segnalere l'origine e la provenienza della bella foto della tomba che apre il post e della foto che apre, invece, il nostro blog dall'inizio della quaresima 2009: si tratta di Piero Castellano, metese come chi vi scrive ...
l'autore è dunque Piero Castellano
il sito su cui è possibile vedere tutte le sue foto (peraltro davvero molto belle) è http://www.flickr.com/photos/digisea/
(Flickr è un sito web multilingua che permette agli iscritti di condividere fotografie personali con chiunque abbia accesso a internet)
ricordo che le foto sono pubblicate grazie ad una licenza "creative commons".
Devo però ringraziare Piero Castellano che via e-mail mi ha contattato stamane dicendosi incuriosito e colpito dal nostro blog e interessato a conoscere le tante iniziative che si svolgono presso il nostro Oratorio, oltre al piacere nel veder riportate le sue foto nel nostro blog!!! grazie Piero e perdona ancora questa mia dimenticanza!!!! Share/Bookmark

sabato 21 marzo 2009

Piccolo...spazio...pubblicità!!!!!







Piccola divagazione dal tema quaresima per "raccontare" un momento "tutto nostro": lo scorso 15 febbraio, presso l'Oratorio di San Nicola si è tenuto il consueto pranzo per gli "addetti ai lavori", coloro (giovani e non) hanno collaborato alla realizzazione di tutti gli avvenimenti del trascorso 2008 ... dall'evento-Claudia Koll al Presepio, dallo spettacolo estivo al teatro, c'erano proprio tutti ... compreso due graditi ospiti: Don Marino, parroco di Trinità, amico dell'Oratorio pur essendoci rimasto pochissimo, e Don Pasquale, attuale amministratore parrocchiale della nostra comunità ... una giornata, che, come ha ricordato nella preghiere prima del pranzo, è l'occasione per vedere e gioire dei frutti maturati presso il nostro Oratorio ... E dunque,come promesso a tanti amici, che mi avevano sfruculiato ecco 11 chicche scattate da Annalisa e Vincenzo Russo ... per sorridere, ricordare e capire quanto sia bello con-dividere ... Share/Bookmark
STASERA RICORDO L'APPUNTAMENTO
PER TUTTI I GIOVANI
(E NON)
A SAN NICOLA
CON DON CARMINE DE ANGELIS!!!
A PARTIRE DALLE 16,30
CONFESSIONI,
INCONTRO DI PREGHIERA
E CELEBRAZIONE EUCARISTICA
NON MANCATE!!!!
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Via Crucis a Casanocillo appuntamento della memoria



D.O.M. (Deo optimo maximo)
QUI NEL CIMITERO
SENZA POMPA
DI MARMI E SALICI PIANGENTI
ALL'OMBRA TACITURNA OSCURA SELVA
ACCOGLIE SOTTERRA
LE INCENERITE OSSA
DE' COLPITI DAL FULMINEO MORBO ASIATICO
NEL 1836 '37 '54 '66
CHE
LA CARA MEMORIA RESTASSE
NEL CUORE DE' FRATELLI
INDELEBILMENTE SCOLPITA
LA CITTADINANZA DE' COMUNI
DI PIANO DI SORRENTO META E S.AGNELLO
SOSTENUTA DA RELIGIOSO E PATRIO AMORE
QUESTO MARMO
POSE
XXX MAGGIO MDCCCLXXXVII

Nel 1347, L'Europa fu scovolta dalla pestilenza che sarebbe stata ricordata come "Morte Nera". La paura del contagio e il numero delle vittime erano tali che i morti spesso restavano insepolti. L'epidemia ritornò per secoli, ad ogni generazione, o quasi. Confraternite religiose si incaricaronodi assistere i moribondi e seppellire i morti, non nelle cripte delle chiese, come si usava, ma in luoghi isolati fuori dai centri abitati. A Napoli la pestilenza fece 300.000 morti, più della metà dela popolazione.

I corpi delle vittime (degli anni 1836,'37,'54,'66) in penisola, venivano così trasportati nella "Selva delle Agostiniane",e qui bruciati o sotterrati. Oggi, in quel posto, conosciuto come Tomba di Casanocillo, sorge un cippo in marmo con una lapide del 1887, che ricorda quei morti (il testo è riportato a inizio post)ed è firmata dai comuni di Piano, Meta e Sant'Agnello.

Ogni anno, la Domenica del purgatorio, le Confraternite e le Arciconfraternite si recano in pellegrinaggio al sito di sepoltura, per commemorare i defunti di un cimitero dimenticato. E' una Via Crucis lungo quella via inpervia, cui riesce così difficile immaginare, oggi, come si potessero portare lì quelle salme ... Un semplicissimo rito, ma carico di commozione ... (notizie di Piero Castellano, testo intero su www.digisea.it/pdf/tomba.pdf )


Anche i Luigini prendono parte al rito il cui appuntamento è fissato per domenica 29 marzo p.v. con inizio alle ore 16,00. E' possibile ritirare da stasera la veste presso l'Oratorio.
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venerdì 20 marzo 2009

... l'opuscolo in stampa ... un doveroso grazie

l'e-mail mi è appena arrivata, e dunque per la stampa dell'opuscolo della settimana santa 2009, che racchiude percorsi ed itinerari delle processioni dei sodalizi di Meta,Piano e Sant'Agnello, è solo questione di pochi giorni ...
Per correttezza, solo dopo l'uscita dell'opuscolo, anche sul nostro blog troverete i percorsi delle processioni della Pasqua 2009 ... ho visto, insieme agli amici degli altri sodalizi, la bozza ora alle stampe ... un lavoro eccezionale ... torno a ribadire che l'opuscolo, non è soltanto il "navigatore-cartaceo" di quanti non vogliono perdersi nulla delle suggestioni delle nostre processioni, ma è uno scrigno di sorprese e curiosità sui nostri sodalizi ... quest'anno avrete tra le mani, e non me ne vogliano Orazio & C. un simpatico "libellum" con alcune interessanti chicche ...
ma non posso svelarvi nulla ...
il mio ringraziamento personale (ringraziamento che è poi del governo che rappresento e dei miei confratelli) va all'amico Michele Russo, Priore della SS. Annunziata di Piano che da anni collabora alla stesura grafica dell'opuscolo ... saranno state per lui notti insonni ... ma come ogni anno possiamo dire che ne è valsa la pena ...
Gli opuscoli, oltre che nelle Chiese Parrocchiali, saranno a disposizione dei cittadini anche presso le sedi delle confraternite da fine mese ... Share/Bookmark

giovedì 19 marzo 2009

RICORDANDO DON PEPPINO ...



Permetteci di ricordare,oggi, un grande sacerdote. permetteteci di raccontarne la sua storia e la sua, tragica fine ... era la mattina del 19 marzo '94, quindici anni fa, quando Don Giuseppe Diana fu ammazzato dai killer a Casal di Principe. Aveva preso posizione esplicita contro lo strapotere della famiglia ... lo facciamo con le parole di ROBERTO SAVIANO, il noto autore di "Gomorra" . L'articolo è apparso oggi sul sito on line del quotidiano La Repubblica

La mattina del 19 marzo del 1994 don Peppino era nella chiesa di San Nicola, a Casal di Principe. Era il suo onomastico. Non si era ancora vestito con gli abiti talari, stava nella sala riunioni vicino allo studio. Entrarono in chiesa, senza far rimbombare i passi nella navata, non vedendo un uomo vestito da prete, titubarono. Chi è Don Peppino? Sono io... Poi gli puntarono la pistola semiautomatica in faccia. Cinque colpi: due lo colpirono al volto, gli altri bucarono la testa, il collo e la mano. Don Peppino Diana aveva 36 anni. Io ne avevo 15 e la morte di quel prete mi sembrava riguardare il mondo degli adulti. Mi ferì ma come qualcosa che con me non aveva relazione. Oggi mi ritrovo ad essere quasi un suo coetaneo. Per la prima volta vedo don Peppino come un uomo che aveva deciso di rimanere fermo dinanzi a quel che vedeva, che voleva resistere e opporsi, perché non sarebbe stato in grado di fare un'altra scelta. Dopo la sua morte si tentò in ogni modo di infangarlo. Accuse inverosimili, risibili, per non farne un martire, non diffondere i suoi scritti, non mostrarlo come vittima della camorra ma come un soldato dei clan. Appena muori in terra di camorra, l'innocenza è un'ipotesi lontana, l'ultima possibile. Sei colpevole sino a prova contraria. Persino quando ti ammazzano, basta un sospetto, una voce diffamatoria, che le agenzie di stampa non battono neanche la notizia dell'esecuzione. Così distruggere l'immagine di don Peppino Diana è stata una strategia fondamentale. Don Diana era un camorrista titolò il Corriere di Caserta. Pochi giorni dopo un altro titolo diffamatorio: Don Diana a letto con due donne. Il messaggio era chiaro: nessuno è veramente schierato contro il sistema. Chi lo fa ha sempre un interesse personale, una bega, una questione privata avvolta nello stesso lerciume. Don Peppino fu difeso da pochi cronisti coraggiosi, da Raffaele Sardo a Conchita Sannino, da Rosaria Capacchione, Gigi Di Fiore, Enzo Palmesano e pochi altri. Ricordarlo oggi - a 15 anni dalla morte - significa quindi aver sconfitto una coltre di persone e gruppi che pretendevano di avere il monopolio sulle informazioni di camorra, in modo da poterle controllare. Ricordarlo è la dimostrazione che anche questa terra può essere raccontata in modo diverso da come è successo per lungo tempo. Come dice Renato Natale, ex sindaco di Casal di Principe e amico di don Peppe, "è sempre complicato accettare l'eroismo di chi ci sta vicino, perché questo sottolineerebbe la nostra ignavia". Don Peppino fu ucciso nel momento in cui Francesco Schiavone Sandokan era latitante, mentre i grandi gruppi dei Casalesi erano in guerra e i grandi affari del cemento e dei rifiuti divenivano le nuove frontiere dei loro imperi. Don Peppino non voleva fare il prete che accompagna le bare dei ragazzi soldato massacrati dicendo "fatevi coraggio" alle madri in nero. A condannarlo fu ciò che aveva scritto e predicato. In chiesa, la domenica, tra le persone, in piazza, tra gli scout, durante i matrimoni. E soprattutto il documento scritto assieme ad altri sacerdoti: "Per amore del mio popolo non tacerò". Distribuì quel documento il giorno di Natale del 1991. Bisognava riformare le anime della terra in cui gli era toccato nascere, cercare di aprire una strada trasversale ai poteri, l'unica in grado di mettere in crisi l'autorità economica e criminale delle famiglie di camorra.
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"Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della Camorra. - scriveva - La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone con violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l'imprenditore più temerario, traffici illeciti per l'acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti... ". La cosa incredibile è che quel prete ucciso, malgrado tutto, continuò a far paura anche da morto. Le fazioni in lotta di Sandokan e di Nunzio di Falco cominciarono a rinfacciarsi reciprocamente la colpa del suo sangue, proponendo di testimoniare la loro estraneità a modo loro: impegnandosi a fare a pezzi i presunti esecutori della banda avversaria. Oltre a cercare di diffamare Don Peppino, dovevano cercare di lanciarsi dei messaggi scritti con la carne, per togliersi di dosso il peso dell'uccisione di quell'uomo. Così come era stato difficile trovare i killer disposti a farlo fuori. Uno si ritirò dicendo che a Casale lo conoscevano in troppi, un altro accettò ma a condizione partecipasse pure un suo amico, come un bambino che non ha il coraggio di fare da solo una bravata. Nel corso della notte prima dell'agguato, uno dei killer tormentati riuscì a convincere un altro a rimpiazzarlo, ma il sostituto, l'unico che non sembrava volersi tirare indietro, era l'esecutore meno adatto. Soffriva di epilessia e dopo aver sparato rischiava cadere a terra in convulsioni, crisi, bava alla bocca. Con questi uomini, con questi mezzi, con queste armi fu ucciso Don Peppino, un uomo che aveva lottato solo con la sua parola e che rivoluzionò il metodo della missione pastorale. Girava per il paese in jeans, non orecchiava le beghe delle famiglie, non disciplinava le scappatelle dei maschi né andava confortando donne tradite. Aveva compreso che non poteva che interessarsi delle dinamiche di potere. Non voleva solo confortare gli afflitti, ma soprattutto affliggere i confortati. Voleva fare chiarezza sulle parole, sui significati, sui perimetri dei valori. Scrisse: "La camorra chiama "famiglia" un clan organizzato per scopi delittuosi, in cui è legge la fedeltà assoluta, è esclusa qualunque espressione di autonomia, è considerata tradimento, degno di morte, non solo la defezione, ma anche la conversione all'onestà; la camorra usa tutti i mezzi per estendere e consolidare tale tipo di "famiglia", strumentalizzando persino i sacramenti. Per il cristiano, formato alla scuola della Parola di Dio, per "famiglia" si intende soltanto un insieme di persone unite tra loro da una comunione di amore, in cui l'amore è servizio disinteressato e premuroso, in cui il servizio esalta chi lo offre e chi lo riceve. La camorra pretende di avere una sua religiosità, riuscendo, a volte, ad ingannare, oltre che i fedeli, anche sprovveduti o ingenui pastori di anime (...) Non permettere che la funzione di "padrino", nei sacramenti che lo richiedono, sia esercitata da persone di cui non sia notoria l'onestà della vita privata e pubblica e la maturità cristiana. Non ammettere ai sacramenti chiunque tenti di esercitare indebite pressioni in carenza della necessaria iniziazione sacramentale...". Questo è il lascito di Don Peppino Diana, un lascito che ancora oggi resta difficile accogliere e onorare. La speranza è nelle nuove generazioni di figli di immigrati, e nuovi figli di questo meridione, persone che torneranno dalla diaspora dell'emigrazione, emorragia inarrestabile. Il pensiero e il ricordo di Don Peppino sarà per loro quello di un giovane uomo che ha voluto far bene le cose. E si è comportato semplicemente come chi non ha paura e dà battaglia con le armi di cui dispone, di cui possono disporre tutti. E riconosceranno quanto fosse davvero incredibilmente nuova e potente la volontà di porre la parola al centro di una lotta contro i meccanismi di potere. Parole davanti a betoniere e fucili. Realmente, non come metafore. Una parola che è sentinella, testimone, così vera e aderente e lucida che puoi cercare di eliminarla solo ammazzando. E che malgrado tutto è riuscita a sopravvivere. E io a Don Peppino vorrei dedicare quasi una preghiera, una preghiera laica rivolta a qualunque cosa aiuti me e altri a trovare la forza per andare avanti, per non tradire il suo esempio, offrendogli le parole di un rap napoletano. "Dio, non so bene se tu ci sei, né se mai mi aiuterai, so da quale parte stai".
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lunedì 9 marzo 2009

La Cappa ... la storia di una confraternita in un "abito"


Mi ero ripromesso di "inserire", in questo periodo quaresimale, delle "note" su alcuni aspetti di una confraternita ... riporto, dunque, parte di ciò che ho letto su alcuni siti relativamente a storia e origini della cd. "CAPPA", ossia dell'abito di ogni confratello ... il testo è di Gian Paolo Vigo (su tutti http://users.libero.it/paolo.zz/p4.html)

[...]Essa é innanzitutto uguale per tutti (non é ammissibile "personalizzarla": le differenziazioni, quando ci sono, servono solo per distinguere i dirigenti dell'associazione o chi ha qualche incarico), indica che tutti i Confratelli (= "come-fratelli" ovvero "con-i-fratelli") sono uguali tra loro, sono tutti figli di Dio (si pensi inoltre al nome "Compagnia" dato alle prime Confraternite, che deriva da "cum-panis", ossia colui o coloro con cui si divide il pane), inoltre ricorda che l'ordinamento dell'associazione é democratico e gestito comunitariamente, NON egemonicamente. E' errato e molto negativo il pensare che rivestirsi della cappa sia qualcosa da ostentare, sia all'interno che all'esterno della Confraternita (così come é altrettanto errato e fortemente negativo ostentare il non volersela mettere per ragioni più o meno opinabili che celano vergogna o rispetto umano fine a sé stesso o, quantomeno, mancanza di convinzione, fatto tanto più preoccupante in materia di fede prima che di appartenenza a qualsiasi gruppo).
Quanto all'abito ed ai distintivi dei dirigenti o di chi ha qualche incarico nell'associazione, si tenga sempre presente che tali mansioni sono un onere prima che un onore (sono l'espressione di un servizio, non di un potere) e che non é rifiutando di indossare le relative insegne che si cresce in umiltà. Così facendo si crea solo indefinitezza nell'individuazione di chi ne é titolare e diminuzione della reverenza che tutti, a cominciare da chi le ricopre, devono a ciò che queste mansioni rappresentano, piuttosto che a chi le ricopre. NON si tratta solo e/o semplicemente di una "sopra-veste" più o meno munita di "accessori" o essa stessa "accessorio". La cappa serve per atti specifici, é quindi provvista di annessi (NON sono "complementi" più o meno facoltativi) determinati sia per ciò che simboleggiano che per le funzioni a cui assolvono. Ogni sua parte é, per questo, complementare con e alle altre, metterne genericamente solo alcune non ha nessun significato, é un comportamento arbitrario, cioé contrario alle norme, al buon senso ed all'educazione, ossia al rispetto degli altri Confratelli e della stessa associazione.
Avendo chiaramente presenti tutti questi aspetti si può quindi esaminare come e perché essa é composta in un certo modo, iniziando da ciò che ordinariamente indicano i colori della stoffa di cui é fatta:
il bianco richiama il colore delle prime cappe indossate dai Flagellanti medievali, così furono e sono confezionate le cappe della maggior parte delle Confraternite, a cominciare dall'Arciconfraternita-Madre del Gonfalone, la cui struttura sarà poi adottata da tutte le altre Confraternite sorte in seguito. N.B.: su questo abito sono quindi stati inseriti o aggiunti diversi altri elementi (es. classico: la mantellina). Spesso si é salvaguardato, però, almeno un richiamo al colore originario (ad es. si adottano cappe di colore diverso, le quali presentano tuttavia colletto, risvolti o fodera bianchi, per ricordare le origini); oppure, per contro, per non toccare del tutto l'originario abito bianco, su di esso sono inseriti solo dei piccoli, semplici annessi colorati (ad es. nastri o fregi);
il grigio ricorda la tela grezza, di simile colore, dell'umile saio dei primi Frati dell'Ordine Francescano: l'uso di una cappa simile indica le Confraternite (ed i legami tra esse e tale Ordine) sorte al seguito dei "Fratelli e Sorelle della Penitenza" nati dall'esperienza di San Francesco;
il rosso é il colore caratteristico della Confraternita della Trinità dei Pellegrini, fondata da San Filippo Neri, ed indica l'effusione dello Spirito Santo ed il fuoco della carità che deve infiammare il cuore di chi é iscritto a questa associazione nell'esercitarne lo scopo: la glorificazione della Trinità attraverso l'azione di liberazione del prossimo dalle emarginazioni e dalle schiavitù. Non poteva essere scelto colore migliore, visto che il rosso simboleggia la divinità;
il marrone ed il giallognolo richiamano rispettivamente la tonaca o il mantello dei religiosi dell'Ordine Carmelitano (i cui primi eremiti, e non solo essi, adottavano vesti di tinta affine, tessute con peli d'animale) e indica una Confraternita della Madonna del Carmine; ma questo colore (indipendentemente dall'Ordine religioso di aggregazione) potrebbe anche semplicemente indicare Confraternite nate dal Movimento Penitenziale medievale, i cui primi membri, come si é detto, vestivano rudi tuniche di tela di sacco;
l'azzurro é il colore mariano per eccellenza: é il colore del cielo, prefigura la Gloria Eterna (per cui simbolicamente indica la divinità) in cui é già stata assunta la Madonna. Esso fu assegnato alle Confraternite del Rosario dai Padri Domenicani, i quali ne zelarono l'erezione un po' ovunque, tanto che la fondazione di queste Confraternite, assieme a quelle consimili del Santissimo Sacramento, era auspicata in ogni Parrocchia; questo colore (usato sia per la cappa che per la mantellina) indica comunque una Confraternita mariana (o anche una Confraternita del Santissimo Sacramento legata ai Domenicani, mentre quelle legate alla Basilica del Laterano sulla cappa bianca portano invece la mantellina di colore rosso, e chi, ad es., ha una doppia aggregazione, potrebbe avere cappa azzurra e mantellina rossa);
il verde é innanzitutto il colore dell'Arciconfraternita di San Rocco e, di conseguenza, delle sue aggregate; esso riprende il colore delle vesti con cui questo santo pellegrino viene effigiato nell'iconografia tradizionale e invita alla speranza durante il pellegrinaggio terreno, prefigurazione di quello verso l'Eternità: il verde simboleggia la stagione della rifioritura, del ritorno della vita, e quindi l'umanità;
il nero il colore simbolico della terra, da cui ha principio la vita, alla quale torna con la morte, é adottato, per questi motivi, dalle Confraternite della Buona Morte ("buona" nel senso cristiano del termine, sia innanzitutto dal punto di vista di una adeguata preparazione ed assistenza spirituale, che da quello del provvedere ai servizi necessari ai diversi atti e situazioni che accompagnano quest'ultimo momento della vita): in senso lato il nero é stato quindi inteso come indicatore di lutto, ma non é questo il suo significato originario o comunque principale;
altri colori o combinazioni di colori usati o usabili possono derivare dall'iconografia con cui é tradizionalmente effigiato un Santo Patrono (ad es. il viola del mantello di San Giuseppe, che però potrebbe indicare anche Confraternite penitenziali); dalla carica da evidenziare (ad es. il giallo-oro, colore della solennità, in genere usato per gli ornamenti delle cappe e/o delle mantelline dei responsabili della Confraternita, non importa di che tipo); o anche dalla semplice affinità col colore stabilito (ad es. il blu anziché il nero, per distinguere due Confraternite di titolo diverso, entrambe con abito scuro, esistenti nella stessa località, o limitrofe, o che hanno avuto vicende particolari riguardo all'aggregazione.
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sabato 7 marzo 2009

"SALIAMO INSIEME VERSO GERUSALEMME"


Vi segnalo l'appuntamento con Don Carmine De Angelis il prossimo 21 marzo ... a partire dalle ore 16,00 avremo il sacerdote, attualmente cappellano all'Ospedale di Sorrento, ospite dell'Oratorio. Prima della Celebrazione eucaristica che presiederà alle ore 18,00 , il sacerdote terrà un intenso momento di preghiera, che sarà apripista verso i riti di fine quaresima ... una sorta di "precetto" proprio nel giorno che "apre" la primavera e che fa da spartiacque alle ultime due settimane prima della Pasqua. L'appuntamento è naturalmente da estendere a tutti i confratelli, le consorelle, i frequentatori dell'Oratorio, i giovanissimi e i loro geneitori ...
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venerdì 6 marzo 2009

Le nostre Origini: dai Pii Operai ai Luigini


(Articolo apparso sul numero di ottobre de Il Calabrone, periodico interno dell'Oratorio di San Nicola)

Quando, nel 1989, fu chiesto Don Alfredo Ammendola, già guida spirituale dell’Oratorio di San Nicola, di scrivere un compendio sulle origini della “rinata” Congrega dei Luigini, l’indimenticato sacerdote andò a pescare dagli archivi (e dove ciò non fu possibile, dai ricordi tramandatigli da Don Eduardo Mastellone) tutto ciò che potesse essere utile a tale scopo. In effetti la Congrega dei Luigini era davvero “rinata” dopo che per sessant’anni presso la Cappella di San Nicola si era sviluppato, rigoglioso più che mai, il germe dell’oratorio.
Oratorio e Congrega, Congrega ed Oratorio, cerchiamo di mettere un po’ d’ordine, grazie anche ad una serie di ricerche che da cinque anni vanno avanti tra la Curia di Napoli e Internet, e che hanno portato ad importanti novità sulle origini del nostro sodalizio.
Don Alfredo nello scrivere il piccolo compendio (ristampato peraltro, lo scorso anno a cura di un benevolo amico dell’oratorio) ricopiò, non senza fatica, l’opuscolo (di cui esiste oggi una sola copia) dal titolo “Congrega di Spirito dei Giovani Carottesi eretta nella Cappella di San Nicola in Piano di Sorrento”, datato 1878. Nell’Opuscolo sono riportate le origini e le prime regole della Congregazione, che nacque in seguito ad una serie di esercizi spirituali tenuti presso la sede della SS. Annunziata dal reverendo Gaspare De Luise dei Pii Operai, Parroco e direttore della congregazione dei Dottori e dei Nobili presso la Chiesa di San Giorgio Maggiore di Napoli, ad alcuni cittadini carottesi. Ma chi erano questi Pii Operai? E chi era questo Gaspare De Luise? La Congregazione dei Pii Operai nacque per volontà di Carlo Carafa, sacerdote di origine nobile, nato a Mariglianella di Nola, nel 1621, con lo scopo dell’assistenza e dell’istruzione della gente rurale delle campagne e dei sobborghi della città, che era maggiormente abbandonata. Lo sviluppo della Congregazione permise l’apertura di numerose case e di chiese a loro affidate, come la chiesa di S. Giorgio Maggiore in via Duomo a Napoli, S. Maria a Castello sul Monte Somma, a Maddaloni nell’agro casertano e successivamente la chiesa di S. Nicola alla Carità in via Toledo nel centro di Napoli e a Roma S. Balbina, S. Maria ai Monti e la costruzione di S. Giuseppe alla Lungara. Scomparso nel 1633 il fondatore, divenuto poi venerabile, la Congregazione ebbe uno sviluppo notevole fra Napoli, Roma e dintorni nei secoli XVII e XVIII; nel 1656 sfiorò l’estinzione, quando tutti i suoi membri, nell’assistere gli appestati, contrassero la malattia morendo, solo quattro sopravvissero. Con le soppressioni napoleoniche e post-garibaldina, l’Istituto perse le fonti di sostentamento dell’immensa opera caritatevole che svolgeva e dovette chiudere le varie Case e Opere; nel 1943 la Santa Sede univa ai Pii Operai la Congregazione dei Catechisti Rurali (Missionari Ardorini), fondata dal servo di Dio don Gaetano Mauro nel 1928. Oggi la Congregazione ha assunto il nome di Pii Operai Catechisti Rurali (Missionari Ardorini), per continuare nel presente e nel futuro, le gloriose tradizioni di santità e di servizio alla Chiesa ed alle anime che nei secoli l’ha contraddistinta.
Gaspare De Luise fu uno degli appartenenti a quest’ordine, guidando per decenni proprio la chiesa di San Giorgio Maggiore. Nell’opuscolo lo si definisce “zelantissimo”, forse per la sua intensa attività di scrittore, autore di decine di volumi di dottrina, diritto canonico e trattati sui legami tra Chiesa Cattolica e Regno d’Italia. Gaspare De Luise celebrò, il 31 ottobre del 1875 la cerimonia eucaristica che diede vita alla “Congregazione di Spirito dei giovani Carottesi, con sede presso la piccola cappella di San Nicola, nel luogo detto di Carotto”. Il reverendo s’impegnò ad associarla fin da subito alla congregazione dei Dottori e dei Nobili, di cui era Preposito Generale. Questa Congregazione fu un’altra delle “invenzioni” degli instancabili Pii Operai, creata presso San Giorgio Maggiore dal venerabile Antonio De Colellis (1586-1654), col titolo esatto di “Congregazione dei Dottori e dei Cavalieri” impegnando così i nobili partenopei ad opere di carità ed assistenza.
L’impegno del De Luise per la neonata congregazione dei Luigini non finì qui: oltre all’associazione con il sodalizio dei Dottori e dei Cavalieri, chiese che venissero concessi le indulgenze e i privilegi che appartengono per intercessione dei Pontefici Benedetto XIV e Pio VI alla Congregazione Prima Primaria di Roma.
Né nell’opuscolo originario, né nel successivo commento di Don Eduardo si accenna a qualcosa in più su questo legame.
Occorre quindi dire che la “Prima Primaria di Roma” è la madre di tutte le confraternite mariane. La Congrega dei Luigini ha difatti il titolo della B.V. Immacolata e dei Santi Nicola e Luigi (le cui statue sarebbero state acquistate di lì a pochi anni, mentre nella piccola cappella era presente allora, un grande dipinto raffigurante i tre personaggi, oggi andato perduto). Le Congregazioni mariane, com'è noto, ebbero origine a Siracusa, nel Collegio della Compagnia di Gesù, nel 1560, quando gli studenti delle classi superiori, spronati dal loro giovane precettore, P. Sebastiano Cabaras S.J., si radunavano, dopo scuola, per praticare qualche esercizio di pietà in onore della Santissima Vergine. L'esempio del Collegio di Siracusa fu subito seguito dal Collegio Romano, dove, nel 1563, fu canonicamente fondata la Prima Primaria. Alla stessa Prima Primaria, fa ad esempio parte, un’altra Congregazione di Spirito della Penisola Sorrentina, la Congrega dei Giuseppini sorta a Sant’Agnello nel 1878.
Un’ultima curiosità riguarda le vesti: esse non nacquero in concomitanza con la nascita del sodalizio ma furono acquistate più tardi, nel 1895, quando si cominciò a partecipare ai riti della Parrocchia di San Michele Arcangelo e alla processione del Venerdì Santo con una corona di spine sul capo. La fascia che cinge la vita dovrebbe essere proprio un retaggio della Congregazione dei Dottori e dei Cavalieri, anche se a riguardo nulla è detto. Sta di fatto che il resto è storia che conosciamo: tra i primi 33 confratelli c’era il giovane Eduardo Mastellone, che poi divenne sacerdote e guida di San Nicola, che tramutò tra il 1926 e il 1928 in Oratorio. Dal 1981 la congrega è rinata, il suo spirito forse però non era mai morto, ritornando a partecipare coi propri colori ai riti parrocchiali e diocesani. Un pezzo di storia che seppure ci sembra lontanissimo è in fondo importante: senza la Congrega non sarebbe mai sorto l’Oratorio, senza la funzione data dall’Oratorio ai giovani della nostra parrocchia, i nostri “vestimenti” sarebbero solo mero folklore. Che sia tutto ciò monito per noi nuovi amministratori, consapevoli che dietro di noi c’è un passato fatto di gloriosi personaggi, giganti della fede, di cui restiamo, forse tra gli unici testimoni. E questo non può che inorgoglirci.

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mercoledì 4 marzo 2009

appuntamenti in canonica ...

A partire da Mercoledì 11 marzo prossimo e per i prossimi mercoledì di Quaresima, alle ore 20.00 si terrà un momento di preghiera e di riflessione per i membri delle confraternite della parrocchia di San Michele (Morte ed Orazione-SS.Annunziata-Luigini), presso la canonica, insieme a Don Pasquale. Per quanti possono, ci diamo appuntamento a San Nicola tra le 19.00 e le 19.15 per poi recarci in Basilica.
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L'Opuscoletto della Settimana Santa ... profumo di Pasqua


Mi ero ripromesso che in questo blog, non avrei mai e poi mai espresso commenti personali, ma questa volta lo strappo alla regola è legato all'avventura partita ieri sera dell'Opuscolo della Settimana Santa 2009, che avrete tra le mani, cari cittadini di Piano, Meta e Sant'Agnello a partire dalla fine di marzo.
Per chi è un appassionato, un "maniaco" di processioni come me, l'appuntamento con l'Opuscolo è davvero irrinunciabile ... l'Opuscola sa già di primavera, di palme di confetti e di pastiere, di suoni di tamburi e di miserere ... L'Opuscolo sa di pasqua.
Per un confratello Luigino sembrano, queste mie parole, un pò stridere con la oggettiva realtà che ci vede "lontani" dal turbinio delle processioni, eppure anche noi, come tutti gli altri sodalizi dell'Unità Pastorale, ci siamo dentro, anche noi lo aiutiamo a nascere, anche noi ne siamo, in qualche modo, genitori ...
Peraltro dal duemila, la pagina dei Luigini è curata dal sottoscritto. Dapprima con veri e propri "pezzi" di riflessione sulla Quaresima e sulla Pasqua, e dallo scorso anno con il calendario degli appuntamenti che si vivono a San Nicola.
Una "crescita", insomma, che è un mio pallino da anni, e che ora intendo rafforzare da amministratore del sodalizio.
"Vivere" la Pasqua, piuttosto che "raccontarla": deve essere questo il motto che intendo trasmettere ai miei confratelli. Anche per questo l'appuntamento del Martedì Santo lo vedo più "sentito", più "vissuto", più "vero" e credo sarà così anche quest'anno.
Sull'opuscolo di quest'anno, gestito graficamente, come ogni anno, dall'amico e priore della SS. Annunziata, Michele Russo, non posso svelarvi, naturalmente nulla.
Vi dico soltanto che ieri sera, presso la sede degli amici della SS. Immacolata di Meta, sono state gettate le basi per questo "scrigno", che non deve essere solo il "navigatore-cartaceo" su come muoverci per vedere le processioni, ma soprattutto il diario di una storia: la storia delle nostre confraternite ... una storia pluricentenaria che, nonostante le fatiche, le difficoltà e la frenesia dei nostri giorni, continua ancora ad emozionarci ...
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domenica 1 marzo 2009

La Città di Bari dona la "Chiesa russa" al Patriarcato di Mosca, ponte del dialogo nel nome di San Nicola


E' oggi una giornata importante per tutto l'ecumenismo. Doveva avvenire il 6 dicembre scorso, invece proprio la morte di Alessio II bloccò la cerimonia di consegna al Patriarcato di Mosca della Chiesa Russa di Bari, dove è conservato il corpo di San Nicola. La nuova data della cerimonia è stata annunciata da Giorgio Napolitano in persona, nella lettera di auguri al nuovo patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Cirillo. Anche il nostro Oratorio che si fregia del titolo del vescovo di Myra si stringe alla città di Bari e all'intera comunità religiosa e politica che vivrà, oggi, questo simbolico passaggio di testimone: “La cessione del complesso della Chiesa Ortodossa di Bari, - spiega il presidente della Repubblica - che avrà luogo in occasione di una solenne cerimonia il primo marzo prossimo, costituisce una significativa testimonianza della profonda amicizia fra i due popoli e di contributo al dialogo fra la Chiesa di Roma ed il Patriarcato Ortodosso di Mosca.”

Le notizie che seguono sono riprese dal sito della Gazzetta del Mezzogiorno


La costruzione dell’edificio di culto, dislocato su un’area di 8000 metri quadri, fu iniziato nel 1913, su iniziativa della gran duchessa Elisabetta Fiodorovna – sorella dell’ultima imperatrice Alessandra, anche lei uccisa dai bolscevichi, per ospitare i pellegrini russi che venivano a onorare il Santo. Fu progettata dal celebre architetto Alexei Shchusev – uno degli autori del mausoleo di Lenin in piazza Rossa – e realizzata grazie alle donazioni di illustri fedeli, fra cui l’ultimo zar Nicola II. Ora è patrimonio dell’Unesco. San Nicola è una delle icone più venerate in Russia. La Chiesa Russa di Bari, dunque, intitolata a San Nicola, patrono della città e 'protettore di tutte le Russiè, è meta continua di pellegrinaggi tanto che il capoluogo pugliese è diventato il più importante luogo sacro di pellegrinaggio per la Russia dopo Gerusalemme. La Chiesa Russa era dal 1937 di proprietà del Comune di Bari. L'annuncio della donazione risale al marzo 2007 e fu fatta proprio a Bari, in occasione di una visita in Italia dell’allora presidente Vladimir Putin. In precedenza, nel 1998, con una intesa firmata dal sindaco dell’epoca, Simone Di Cagno Abbrescia, e il patriarca ortodosso, Alessio II, la chiesa era già stata affidata ai fedeli ortodossi del Patriarcato di Mosca. La consegna della Chiesa alla Federazione russa sarebbe dovuta avvenire il 6 dicembre scorso, giorno nel quale tutto il mondo cristiano venera San Nicola, ma fu rinviata perchè morì il patriarca Alessio II: a lui è succeduto il 27 gennaio scorso Kirill, il gran fautore del dialogo tra le chiese che proprio il 6 dicembre sarebbe dovuto essere a Bari per prendere in consegna il tempio in rappresentanza della Chiesa ortodossa. Dall’evento del primo marzo ci si attende molto: che nel nome di San Nicola si giunga al fatidico incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca. E per molti proprio le due chiese baresi della cristianità intitolate a San Nicola, la Chiesa Russa e la Basilica, potrebbero essere teatro di questo incontro. Il passaggio dell’edificio di culto alla Russia è dunque uno storico riconoscimento al ruolo che i russi ebbero nell’edificazione della chiesa e alla speciale devozione che conservano per il Santo originario di Myra (in Licia, oggi Turchia) venerato in tutto il mondo. E’ anche un segno di amicizia fra i due Paesi e di distensione nei rapporti fra il Vaticano e la Chiesa ortodossa. Questo aspetto sarà evidenziato dal messaggio di Papa Benedetto XVI, che sarà letto durante la cerimonia dal cardinal De Giorgi.
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