domenica 5 aprile 2015

Gli auguri del nostro Arcivescovo, Mons. Francesco Alfano, "che la luce del Signore Risorto, illumini i nostri passi"


Quali auguri si possono formulare in tempi difficili come i nostri? Vengono meno le parole. Non si sa più che cosa dirsi o sperare. Le notizie, gli eventi, i fatti diventano così pesanti e così continue le situazioni difficili che riguardano i singoli, i gruppi, le comunità, i popoli, l’intera famiglia umana: dall’aspetto economico a quello politico, dal sociale al dialogo tra le religioni che non sempre produce i suoi frutti. Possiamo fermarci sgomenti dinanzi a un mondo smarrito e farci un augurio in cui crediamo a metà? La Pasqua per noi cristiani è lo sconvolgimento totale di questo cammino dell’umanità che va verso una meta di morte. Sì, è lo sconvolgimento totale perché viene da Dio, non però in modo fantasioso, magico. Lui non ci cambia all’improvviso, Lui è entrato nella nostra storia. La Pasqua ci rimanda a un Dio così vicino all’uomo da farsi uomo, fino a sperimentare tutto della nostra natura. Noi cristiani, guardando a Cristo, possiamo augurare la Pasqua al mondo, possiamo cioè augurare una vita nuova al mondo guardando a Cristo, imparando da Lui, diventando come Lui. La Chiesa italiana si prepara quest’anno al Convegno ecclesiale nazionale, che ogni dieci anni raduna le delegazioni di tutte le comunità ecclesiali del nostro Paese. Il tema rimanda proprio a questa verità che non è astratta, ma scelta di vita; una verità che non riguarda solo la comunità religiosa, ma l’intera società. Noi crediamo che con Gesù è possibile riscoprire e costruire un’umanità nuova, un nuovo umanesimo, come tante volte già è successo nella storia, anche nel nostro Paese. Ecco l’augurio che volentieri rivolgo a coloro che mi ascoltano e che, insieme a tanti altri, rivolgo al nostro Paese: riscopriamo la nostra umanità, riscopriamo le radici della nostra umanità, incontriamoci per quello che siamo, persone vive e appassionate alla vita, che non si arrendono di fronte alle forze del male. Così l’appello si fa impegno e senso forte di responsabilità. Per chi crede e ha incontrato il Signore diventa l’unica possibilità per seguire Cristo. Sì, i cristiani non si chiuderanno in luoghi circoscritti per stare bene, ma incontrando Cristo e scoprendoLo nella propria vita personale, familiare e comunitaria non possono che condividerLo con tutti. Un augurio impegnativo per tutti, un augurio sofferto che non chiude gli occhi dinanzi alle pesanti e insopportabili contraddizioni che stiamo vivendo. Un augurio che apre il cuore alla speranza perché lo apre ai fratelli e quindi lo apre a Dio che non si è arreso dinanzi al male del mondo. Lui è più forte. Auguri di una Buona e Santa Pasqua a tutti dal profondo del cuore.
S.E. Mons. Francesco Alfano
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Buona Pasqua!

"Il Signore è Risorto proprio per dirvi che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che chiuda, non c’è macigno sepolcrale che non rotoli via" (don Tonino Bello) 

Auguri di una Pasqua che sia scelta di amore, e mai di dubbio ...


il Priore
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mercoledì 14 gennaio 2015

Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18 al 25 gennaio)“Dammi un po’ d’acqua da bere” (Gv 4, 7)

Viaggio, sole cocente, stanchezza, sete…”Dammi un po’ d’acqua da bere”. Questa è una delle richieste primarie di tutti gli esseri umani. Dio, che diviene umano in Cristo e svuota se stesso per condividere la nostra umanità è capace di chiedere alla donna samaritana: “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Gv 4, 7). Al contempo, questo Dio che viene ad incontrarci, offre l’acqua viva: “[…] l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente che dà la vita eterna”. L’incontro fra Gesù e la Samaritana ci invita ad assaporare l’acqua da diversi pozzi e anche a offrirne un poco della nostra. Nella diversità, infatti, tutti ci arricchiamo vicendevolmente. La Settimana per l’unità dei cristiani è un momento privilegiato di preghiera, di incontro e di dialogo. È l’occasione per riconoscere la ricchezza e il valore presenti negli altri, in chi è diverso da noi, e per chiedere a Dio il dono dell’unità. Un proverbio brasiliano recita così: “Chiunque beve di quest’acqua, ritorna” ed è usato quando un visitatore si congeda. Un refrigerante bicchiere d’acqua, di chimarrão, di caffè o di tereré sono segni di accoglienza, dialogo e coesistenza. Il gesto biblico di offrire acqua a chiunque arrivi è un modo di dare il benvenuto e di condividere, ed è una usanza diffusa in tutte le regioni del Brasile. Lo studio e la riflessione proposti in questo testo della Settimana intendono essere un aiuto ai fedeli e alle comunità perché realizzino la dimensione dialogica e unitaria del piano di Gesù: il Regno di Dio."
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