domenica 10 luglio 2011

"Non abbiate paura" la Parrocchia di Meta mette in scena il "Dono" di Giovanni Paolo II

La sensazione è che in quei 27 anni di pontificato (1978 - 2005) ci siamo trovati - tutti - già immersi nella STORIA, quella ocn la S maiuscola: la caduta del muro di Berlino, i mille viaggi per il mondo, le adunate oceaniche di giovani, gli attacchi convinti e rabbiosi contro tutte le mafie ... Il pontificato di Giovanni paolo II ha rappresentato una svolta epocale non solo per la Chiesa, ma è stato davvero un voltar pagina per un modo di fare comunicazione, di interagire di una società che al di la del credo religioso si è ritrovata attorno ad una guida, ad un modello da seguire ... imitare, rispettare ...

E se già durante quegli anni si sia scritto, documentato, analizzato tanto di quel papa "venuto di lontano" - beh, un caso non è . Il vecchio sacerdote operaio, convinto di combattere i regimi che soffocarono la sua cattolicissima Polonia (prima il nazismo e poi il comunismo), con la musica e la poesia, già affascinava gli amici che lo circondavano.

Tutto questo, con abile e sapiente scelta di filmati video, è stato "NON ABBIATE PAURA" musical in due atti messo in piedi dai giovani della Parrocchia di S.Maria del Lauro di Meta.

Non manco ai loro spettacoli da ormai un paio d'anni, e con estrema convinzione si può affermare che questa volta si sono superati, innanzitutto per l'originalità del tema scelto, davvero ardito: è opinione corrente che tutto ciò che parli di Giovanni Paolo II appaia soffocato dalla grandezza del personaggio, che ha fatto proprio della comunicazione il filo conduttore del suo pontificato; eppure i giovani e giovanissimi della Parrocchia hanno saputo cogliere quegli aspetti anche più privati della vita soprattutto dell'uomo Karol (primo atto) con i suoi dubbi, con il suo dialogo continuo con gli amici, nel mentre il giovane atleta e attore si dilettava tra recite e impegno attivo contro il regime nazista prima e quello comunista poi, che vietava qualsiasi forma di libertà e che di mal occhio vedeva l'impegno sociale di taluni sacerdoti. Ma tant'è, la storia la sapete, la sappiamo tutti, e il modo di raccontarla dei giovani di Meta è stata mai banale, mai superficiale; anzi pervasa da un filo conduttore comune. La vita è un dono, come si canta alla fine - sulle note dell'omonimo brano di Renato Zero - La vita è un dono legato a un respiro ... Dovrebbe ringraziare chi si sente vivo

Ogni emozione, ogni cosa è grazia, l'amore sempre diverso che in tutto l'universo spazia e dopo un viaggio che sembra senza senso arriva fino a noi ... L' amore che anche questa sera, dopo una vita intera, è con me, credimi, è con me.

Vita come dono, appunto, come scarificio ... Giovanni Paolo II ha provato a radunare attorno alla più alta idea di Chiesa - ossia quella di comunità - i poveri, i diseredati, gli umili, gli emarginati e anche quelli lontani e abbandonati alle facezie della società moderna, come i giovani. "Se per molti è difficile raggiungere Roma, sarà Roma ad andare da loro" soleva ripetere, giustamente. Un plauso va fatto ai tanti giovanii protagonisti (e non). La magia del coro, i brani cantati con accompagnamento live, e gli attori: magnifici i "due" Karol, il giovanissimo sacerdote sognatore e il fermo e anziano pontefice, ma anche la spontaneità degli amici di Wadowice, la magia dell'amata Vergine Maria, la pungente ironia di Stanislao Dziwisz, davvero geniale, quasi a sdrammatizzare un finale, che tutti noi abbiamo vissuto in diretta (come tutta la vita di Karol, dell resto) e che è stato vissuto, anche quello, come un IMMENSO DONO


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