In questo momento di scandali e dure prove per la Chiesa, è proprio da uno degli esponenti più noti della stessa Chiesa, Mons. Giovanni D'Ercole, vescovo ausiliario dell'Aquila e volto della trasmissione "Sulla via di Damasco" di Raidue, che arriva Nulla andrà perduto, un libro che è Un grido di speranza per l'Italia, come recita il sottotitolo (ed. Piemme Incontri). Sarà presentato nella splendida cornice di Villa Fondi, a Piano di Sorrento, il prossimo 6 novembre (ore 18.00).
“È questo il mio grido e insieme la mia speranza perché le nuove generazioni dell’Aquila e dell’Italia siano davvero «issate sulle spalle di giganti» e possano prendere in consegna questo mondo per esserne custodi più sensibili. Con questa certezza: nulla di tutto ciò che ci capita, andrà perduto!”.
Un messaggio di fiducia che si indirizza volutamente ai più giovani, i più fragili e i più spaesati in questo momento di crisi e di caduta di valori. Pochi mesi dopo la notte del 6 aprile 2009, infatti, dove un terremoto di magnitudo 5.9 della scala
Richter colpisce L'Aquila: il bilancio è di oltre 300 vittime, 1.600
feriti e miliardi di euro di danni, il Santo Padre invia sul posto monsignor Giovanni D'Ercole. Ma don Giovanni - così ama farsi chiamare - è anche e soprattutto uomo d'azione. E quando, a oltre un anno di distanza dal terremoto, coglie le lamentele della gente per le macerie non ancora rimosse, non ci pensa un attimo: rimboccatosi le maniche, imbraccia una pala e comincia a darsi da fare. Perché, spiega, proprio questo deve fare la Chiesa oggi: darsi da fare affinché, tra le problematiche della postmodernità, gli uomini possano sentire che la Chiesa è accanto a loro, ne incoraggia il cammino. Quello odierno è uno scenario inquietante, e il terremoto dell'Aquila ne è una metafora quanto mai efficace.
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