venerdì 16 dicembre 2011

Il Presepe nostro e l’Euro degli altri

In occasione della festa di San Nicola, lo scorso 6 dicembre, è stato stampato un nuovo numero de "Il Calabrone", ancora disponibile presso il nostro Oratorio. Pubblichiamo integralmente il pezzo scritto per noi da Giovanni D'Amora, tesoriere del sodalizio dei Luigini. UN viaggio tra i valori del Natale, in primis il Presepe, in un momento di difficile vita economico sociale del nostro paese.

Negli ultimi anni sul Calabrone ho cercato di raccontare qualcosa sul Natale . Si partì da “Natale in Europa e a ….. San Nicola”, si passò per il pellegrinaggio a Bari e poi si ipotizzò una ricostruzione della data della nascita di Gesù basata sul passaggio di una stella cometa. Quest’anno attraverso il Presepe voglio ritornare in Europa con l’intento di farvi ancor di più avvicinare alla nostra terra ed alla nostre tradizioni . Penso che la crisi economica dell’Euro che attanaglia fondamentalmente noi, le nostre famiglie, la gente semplice e normale , può essere affrontata e contrastata anche aggrappandosi alle proprie tradizioni. Questo pensiero lo voglio trasmettere attraverso il presepe. Noi siamo quello che siamo stati ed un’idea del presepe ed il suo valore intrinseco , ma ….. non celato , penso che possa servire nella vita dei nostri figli più di una pur utile tavoletta elettronica o di un gioco elettronico che , invece , cela e nasconde la sua anima . Il filo conduttore può essere : il presepe è la “ traduzione del Vangelo in dialetto “ e l’espressione del creato. Infatti il Presepe è “tutto” quello che ognuno è o vuole che sia ; ci sta o tarallaro , o pizzaiuolo, l’ammolafuorfece (arrotino) , o chianchier , o solachianiello (calzolaio) , e zampugnar, ci sono la natura, le stelle, gli animali, gli oggetti e così via con altri personaggi e mestieri che sono i nostri mestieri, o meglio che noi siamo . Il presepe è “tutto” quello che è stato creato e che ha sempre aiutato a vivere i nostri nonni . Tutte queste scene poi “girano” intorno ad un unico motore che NOI con lo SGUARDO cerchiamo dicendo “addò stà??” Il motore della capanna con i suoi sacri personaggi , ossia la scena che in qualsiasi posizione è posta nel presepe , al centro o in un lato , è per noi visitatori il fulcro con cui si raccorda tutto il resto del presepe (ossia del creato) . La frase che il presepe sia la “traduzione del Vangelo in dialetto” fu detta dal più grande artista napoletano di presepi chiamato il Cuciniello , morto nel 1889 . Che sia veritiera questa affermazione lo possiamo capire leggendo la scena dell’Evangelista Luca il quale , parlando di Maria , dice che “mentre si trovavano in quel luogo (Betlemme) , si compirono per Lei i giorni del parto . Diede alla luce il suo figlio primogenito , lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia (Praesepium) , perché non c’era posto per loro nell’albergo”. Questa scena è sempre stata variamente rappresentata , fino a quando nella notte di Natale del 1223 San Francesco d’Assisi volle riproporla dal vivo nella grotta di Greccio , in provincia di Rieti . La scena fu ripresa dal presepe napoletano ma con molte differenze , perché il presepe napoletano è una varietà di personaggi e di luoghi che vuole rappresentare tutto il mondo del creato , legato e collegato con la capanna su di cui i nostri occhi , muovendosi, …… vanno sempre a riporsi . L’interpretazione che personalmente traggo da questi semplici pensieri è che in questo momento storico forse ancor di più dobbiamo cercare di aggrapparci alle nostre tradizioni che ci hanno consentito di arrivare fino ad ora . Bisogna riscoprire i nostri valori , i nostri mestieri, il fare un qualcosa di utile e che sappiamo fare perché è quello che abbiamo sempre fatto , è quello che le generazioni passate ci hanno trasmesso non solo materialmente ma anche creandoci e facendoci nascere . Oggi si dice che è nel nostro DNA. Noi non capiamo l’anima che può esserci in un mondo finanziario e nell’Euro , nei BOND e nei BOT, perché forse l’anima non ce l’hanno , o almeno noi non la sentiamo nostra . Ma capiamo l’anima che c’è nelle scene del presepe perche da sempre è stato nostro e dei nostri cari che non ci sono più , capiamo l’anima che c’è nella poesia di Natale mille volte ripetuta ed altrettanto dimenticata nascosta sotto il piatto della tavola bandita del Natale . i dolci, i regali, la tombola e , per finire, la paura della Befana. Tutto ha il sapore del Natale perché sono le cose “nostre” ; l’europeismo non è nostro , anzi forse gli diamo fastidio . Pertanto ritengo che per aiutarsi è necessario non andare più nella direzione in cui ci hanno voluto far credere in questi ultimi 10 anni , ma andare nella direzione indicata figurativamente dal Presepe. Insegnate ai Vostri figli a farlo o almeno a visitarlo e capirlo ; nella vita ne avranno un beneficio maggiore rispetto a tutte queste cose europee lontane da noi . I mestieri , la cultura , le tradizioni e le nostre cose se le riscopriamo possono essere fonte di lavoro ed opportunità per il vivere ; facciamole riscoprire ai nostri figli e vedrete che ne avranno dei benefici . Per fare questo San Nicola Vi invita ad osservare il prossimo Suo Presepe in corso di allestimento , sperando che dolce e speranzoso sarà per Voi naufragar in tale ….. mar. Buon Natale2011
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