mercoledì 20 marzo 2013

Il Miserere ci salverà

2003 - 2013: dieci anni di Miserere Selecchy, dieci anni di Miserere "valanga". Questo è stato l'incontro tenutosi ieri sera presso la Basilica di San Michele Arcangelo, presenta S.E. Mons. Arturo Aiello, vescovo della diocesi di Teano - Calvi, e allora Parroco cui balenò in mente la "proposta indecente". Due momenti di riflessione, a inizio e meta dello struggente canto composto verso il 1740 da Saverio Selecchy (Chieti,1708- 1788), Maestro di cappella della Cattedrale abruzzese ed intonato da circa duecento coristi, gli stessi che più o meno sfileranno lungo le strade della nostra città la sera del giovedì, della notte tra giovedì e venerdì e la sera del Venerdì Santo. Ad accompagnarli una piccola orchestra composta da violino, viola, violoncello, flauti traversi, clarinetti, fagotto, proprio come "dovrebbe" essere suonato questo particolarissimo Miserere, e come succede in numerose parti d'Abruzzo, Chieti e l'Aquila su tutte.

Il primo momento ha riguardato la forza di questo canto, canto che rappresenta il dolore, la richiesta di misericordia a Dio dell’uomo fragile. La più commovente delle suppliche composta da Davide in esilio. Nel salmo si implora la remissione del peccato, si confessa la propria colpa e si impetra la grazia rinnovatrice per mezzo della purificazione. Tra la prima parola - quasi urlata - a dispetto della soavità degli strumenti che accompagnano, e l'ultima, ruota tutto un mondo di sentimenti contrastanti, di rivoluzioni interiori pronte ad esplodere. Mons. Aiello ha tenuto a sottolineare che questo è il canto di tutti, nessuna distinzione primordiale, nè di ceto, nè di altro. Si può dubitare di essere inadatti a ricevere la comunione, ma non cantare il Miserere. Il canto del perdono, il "Miserere ci salverà", ha ripetuto il Vescovo. Il secondo momento di riflessione ha visto protagonista, la storia di come dieci anni fa ha preso corpo un sogno. L'ascolto a luci spente ai due Priori "bianco" e"nero", la "febbre" dolce ma comunque contagiosa che faceva ascoltare in macchina, sul posto di lavoro, a scuola, sotto la doccia, il cd con la base musicale. Le prove affollatissime tra curiosità e paura. I 500 protagonisti sfilanti, una marea urlante e penitente ... silenziosa e affascinata. E qui un'altra "scossa" lanciata da Mons. Aiello. La Tradizione è cambiamento! Guai se le processioni rimanessero un comune patrimonio museale. Sarebbe la fine della loro stessa natura, che proprio perchè esistente da secoli, devono saper osare. Un messaggio che vogliamo raccogliere anche oltre la semplice vita confraternale, ma che abbraccia la Chiesa e anche la vita politica del nostro Paese, in questo delicatissimo momento storico
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