sabato 1 settembre 2012

"Il tempo ...." Ricordo del Card. Carlo Maria Martini

il Card. Martini e Papa Giovanni Paolo II (CdS)
Se ne è andato ieri. Il Cardinale emerito di Milano, Carlo Maria Martini, è scomparso all'età di 85 anni. Era malato di Parkinson, le sue condizioni si erano aggravate negli ultimei giorni. Oggi apre la camera ardente in Duomo, Lunedì i solenni funerali. Il corpo del cardinal Martini sarà inumato in una tomba vuota posta sulla fiancata sinistra del Duomo guardando l'altare Maggiore ai piedi dell'altare della Croce di San Carlo Borromeo. Sarà cosi adempiuta la volontà dello stesso cardinale espressa nello scorso giugno all'arciprete del Duomo, don Luigi Manganini. Un gigante della fede, un gigante del dialogo tra le religioni. L'amore per la Bibbia, lo studio, profondo e articolato per le sacre scritture. Autorevole, non autoritatio. La Congrega dei Luigini si stringe nel ricordo di questa grande figura della Chiesa moderna. Lo fa riproponendo passi della lettera dedicata al tempo che scorre, per l’uomo troppo in fretta, e che trascina con sé cose importanti e meno importanti. Lettera pastorale del 1992. Il cardinal Martini sottolinea come Dio trova sempre tempo per l’uomo e come la dimensione del tempo, per il cristiano, è del tutto relativa all’eternità cui Dio lo chiama. L’etica della vigilanza, si fonda sulla capacità di riconoscere, nella fretta che caratterizza la vita dell’uomo, i momenti decisivi per la vita, dal nascere al morire. Vigilare significa dare il giusto valore alle cose e riportare ordine all’interno dei vari ambiti in cui si vive: la vigilanza si fonda sulla responsabilità che ciascuno deve esercitare sulle proprie azioni. Il riferimento alle vicende di quell'anno, Tangentopoli in testa è chiaro.

Questa Lettera pastorale è il frutto di una mia decisione previa semplicissima: quella cioè di trovare il tempo per scriverla. Il tuo scorrere queste righe, cara lettrice e caro lettore, è anch'esso il frutto di una decisione: "Voglio trovare il tempo per leggere almeno in parte questa Lettera". Ambedue dunque ci troviamo uniti su una piccola, ma significativa decisione: trovare il tempo per qualche cosa che riteniamo importante, io di scriverti, tu di leggermi. Decisione piccola, e tuttavia difficile, perché tutti o quasi tutti noi abbiamo troppe cose da fare; di conseguenza diciamo che ci manca il tempo e ci sentiamo incalzati dal fuggire dei giorni assillati dalle scadenze che ci vengono incontro e ci sorprenderanno ormai fuori tempo utile.Quante volte ci scusiamo di fronte a cose che pure riteniamo di dover fare - come tener compagnia a una persona sola, scrivere una lettera di auguri a un amico, ascoltare un bisognoso -, dicendo: "Mi scusi, ma non ho proprio tempo". Forse pochi di noi sospettano che tale esperienza così quotidiana e spesso così deprimente nasconde un grande tesoro: quello della nostra chiamata a possedere con pace un tempo non più mangiato dal ritmo inesorabile del cronometro, bensì colmo di una pienezza che non delude; un tempo vero, proprio tutto per noi e per gli altri, da spendere con gioia, armonia, entusiasmo, freschezza e pace. La mia Lettera vuole aprirti la porta verso la gioiosa scoperta di un tempo nuovo, reale, che è già entrato o vuole entrare nella tua vita. Che cosa è questo tempo? come esso ci penetra e ci risana dalle nostre nevrosi dall'angoscia per i giorni che fuggono? perché non ci siamo accorti finora di questo formidabile dono e di questa fantastica possibilità? in che modo l'accoglienza di tale dono cambia la nostra vita?"La parola "Non ho tempo" la diciamo e l'ascoltiamo così spesso che ci pare come un condensato dell'esperienza comune. Noi abbiamo un'acuta percezione della sproposizione tra il tempo che abbiamo e le sempre più numerose opportunità a nostra disposizione, e insieme le molteplici scadenze, urgenze, attese che ci incalzano. Ma se potessimo dilatare a dismisura il nostro tempo, se potessimo avere, come talora ci capita di desiderare, una giornata di quarantotto ore invece di ventiquattro, la nostra inquietudine si placherebbe? Certo, riusciremo a fare molte più cose (almeno lo pensiamo). È pero questo ciò di cui abbiamo bisogno? Non credo. L'ansia che ci prende al pensiero dello scorrere del tempo non dipende dal numero delle ore che abbiamo a disposizione" Non è la mancanza di tempo in quanto tale che ci assedia e ci inquieta, e neppure la molteplicità degli impegni che sembrano gravare su di noi o la complessità dei problemi da risolvere. E' piuttosto la percezione del fatto che il senso della nostra esistenza dipende strettamente dal tempo. Noi sentiamo - in qualche momento come una fitta dell'animo - che il nostro vivere consiste proprio nell'avere tempo, e non averne più significa morire. D'altra parte, nulla di ciò che di buono riusciamo a compiere o ad ottenere, riesce a fermare il tempo, a trattenerlo in modo stabile e definitivo nella nostra vita. Tutto infatti, non appena è raggiunto, di nuovo deve affrontare il tempo che passa: con le sue incognite, con il declino che lo accompagna.[...]E' dunque il tempo stesso, nel suo inesorabile trascorrere, nel suo muto linguaggio di finitezza, nel suo implacabile andare verso la fine che genera angoscia e bisogno di fuga. Il tempo che passa risuona in noi come una continua rivelazione della nostra condizione di esseri limitati e avviati impietosamente senza scampo verso la morte. Di questo, in fondo, abbiamo paura e ce ne difendiamo in tutti i modi. [...] Due sono le vie attraverso le quali cerchiamo di sfuggire al problema della fine irreparabile del tempo, di esorcizzare l'immagine della morte che fa capolino in ogni piccolo o grande affanno per la vita. Esse sono l'ostentazione del nostro dominio sul tempo e l'ossessione di sfuggire in tutti i modi possibili al suo dominio su di noi.

Gesù, tu che sei venuto nel mondo nascendo dalla Vergine Maria,                    tu che vieni a ogni istante nella mia vita e nella vita di ciascun uomo e di ciascuna donna, tu che busserai amichevolmente alla mia porta anche nel momento della morte un giorno ritornerai per porre fine a questo tempo che siamo chiamati a vivere come dono prezioso di Dio, anticipo e preludio della benedizione eterna. Fa' che possiamo desiderare il giorno del tuo ritorno, quando la finitezza della creazione lascerà il posto a nuovi cieli e nuova terra e saremo tutti insieme nell'infinita beatitudine della Trinità santa. Per sempre. Amen.
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