Pasqua 1986. Don Tonino Bello, straordinaria figura di umanità e pace, si rivolge ai fedeli della sua diocesi, in un messaggio di auguri, come sempre non convenzionale. Dopo 26 anni questi auguri risoltano ancora modernissimi...
Cari amici,
come vorrei che il mio augurio,
invece che giungervi
con le formule consumate del vocabolario di circostanza,
vi arrivasse con una stretta di mano, con uno sguardo
profondo, con un sorriso senza parole!
Come vorrei togliervi dall’anima, quasi dall’imboccatura
di un sepolcro,
il macigno che ostruisce la vostra libertà,
che non dà spiragli alla vostra letizia, che blocca la vostra pace!
Posso dirvi però una parola.
Sillabandola con lentezza per
farvi capire di quanto amore intendo caricarla: “coraggio”!
La Risurrezione di Gesù Cristo, nostro indistruttibile amore,
è il paradigma dei nostri destini.
La Risurrezione. Non la
distruzione. Non la catastrofe. Non l’olocausto planetario. Non
la fine. Non il precipitare nel nulla.
Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti
che abusano di voi.
Coraggio, disoccupati.
Coraggio, giovani
senza prospettive, amici che la vita ha costretto ad
accorciare sogni a lungo cullati. Coraggio, gente solitaria,
turba dolente e senza volto.
Coraggio, fratelli che il
peccato ha intristito, che la debolezza ha infangato, che
la povertà morale ha avvilito.
Il Signore è Risorto proprio per dirvi che, di fronte
a chi decide di “amare”,
non c’è morte che tenga,
non
c’è tomba che chiuda,
non c’è macigno sepolcrale che
non rotoli via.
Auguri.
La luce e la speranza allarghino le feritoie
della vostra prigione.
Vostro
don Tonino, vescovo
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