Papa Benedetto XVI guarda con attenzione curiosità e apertura alle nuove forme di comunicazione online, a cominciare dai social network e dai micromessaggi “non più lunghi di un versetto biblico”. Il tutto nella consapevolezza che, per la Chiesa, ogni ‘mezzo’ è ‘buono’ se buono è il messaggio.
Il Vaticano ha diffuso ieri – festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti – il messaggio di papa Ratzinger per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà il prossimo 20 maggio.
Il tema scelto quest’anno dal pontefice è “Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione”. Silenzio e parola, scrive il papa, sono due aspetti essenziali di ogni comunicazione – senza l’uno, l’altro viene privato di senso: “Il silenzio è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto”.
Per papa Benedetto XVI, il silenzio “apre… uno spazio di ascolto reciproco” che rende “possibile una relazione umana più piena”. È nel silenzio, infatti, che “ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi”, che il pensiero si “approfondisce” e che “comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro”.
Allo stesso modo, “tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee”.
Non a caso, prosegue il pontefice, “nelle diverse tradizioni religiose”, la solitudine e il silenzio sono “spazi privilegiati per aiutare le persone a ritrovare se stesse e quella Verità che dà senso a tutte le cose”.
Anche nel mondo contemporaneo, in cui l’uomo “è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte”, il silenzio “è prezioso per favorire il necessario discernimento tra i tanti stimoli e le tante risposte che riceviamo, proprio per riconoscere e focalizzare le domande veramente importanti”. “Là dove i messaggi e l’informazione sono abbondanti – aggiunge papa Ratzinger -, il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è importante da ciò che è inutile o accessorio”.
E Twitter? Il papa non dimentica che viviamo in un’epoca in cui “le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali” possono aiutare l’uomo “a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda” e anche “a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio”.
“Nella essenzialità di brevi messaggi – aggiunge -, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità”.
“La parola ‘tweet’ – ha spiegato ai giornalisti il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, monsignor Claudio Maria Celli - non risulta nel testo ma penso lo si possa identificare con molta tranquillità”.
Nessun commento:
Posta un commento