domenica 25 luglio 2010

IL CASSETTONATO LIGNEO DELLA BASILICA DI SAN MICHELE SVELATO AI FEDELI - UN MODO NUOVO DI "COMUNICARE" E PREGARE DIO ...

"le immagini tridimensionali" ... usa questa frase Don Pasquale e lo fa nella benedizione che da il via libera al lento scoprimento di un leggerissimo e candido velo ... il cassettonato ligneo della Basilica di San Michele Arcangelo si svela agli occhi di fedeli e curiosi, impazzano le macchine fotografiche, i cellulari di ultima generazione .. ciò che da anni non è concesso è permesso in questa calda sera di fine luglio ... Dieci mesi, tanto è durato il laborioso restauro del soffitto dove è alloggiato il ciclo di pitture dedicato all'Arcangelo, difensore della fede di Dio, ora quasi del tutto coperto di foglia d'oro come lo era in passato ...
Recupero e ricostruzione storica: questo hanno fatto  gli specialisti di «Artemide restauro» i quali, sotto la guida di Roberta Paola Sebillo e di Angela Schiattarella, responsabile dell'area per la Soprintendenza ai Beni artistici di Napoli hanno "riportato" alla luce un vero e proprio gioiello realizzato con legno di castagno nella seconda metà del XVI secolo dai maestri intarsiatori di una bottega sorrentina (probabilmente la stessa che aveva realizzato il soffitto della vicina chiesa di Santa Maria di Galatea a Mortora) che rischiava di essere distrutto per sempre da muffe e infiltrazioni di acque meteoriche. 
«Ma - sottolinea Schiattarella - c'erano soprattutto grossolane ridipinture che andavano a coprire lo strato pittorico originale». La volta, in origine fatta di diverse gradazioni di celeste, era stata infatti modificata con un colore bianco che depauperava l'intero complesso affrescale del suo valore artistico. La chiesa, sorta nel X secolo sui resti di un tempio pagano, nel Cinquecento venne ingrandita. Delle sette tele incastonate nel soffitto ve ne sono tre di dimensioni maggiori con le storie dell'Arcangelo Michele e quattro raffiguranti puttini. Il dipinto della Madonna che le antiche fonti attribuivano a Francesco Solimena, è invece opera di Domenico Antonio Vaccaro. L'edificio, la sua storia artistico-architettonica e le ultime scoperte saranno raccolte in un saggio di Angela Della Corte, storica dell'arte, e Maria Grazia Spano, incaricata dell'archivio e biblioteca diocesana di Sorrento. (fonte Carlo Avvisati - Il Mattino).
Dalla storia antica alla storia scritta ieri - dove col naso all'insù c'ero pure io - e a quella parola ... "immagini tridimensionali", come a dirci che adesso quei volti di puttini e angeli e al centro l'immagine del Santo protettore della nostra città, sembrano guardarci più da vicino ... tendere le loro mani ... osservarci, scrutarci più a fondo ...
Lo ha ricordato nell'omelia, lo stesso Mons. Felice Cece Vescovo di Sorrento che ha presieduto la celebrazione, dove non poteva mancare S.E. Mons. Arturo Aiello, l'amatissimo Don Arturo, che tanto ha speso per la "sua" Basilica negli anni in cui ne è stato guida in qualità di Parroco.
La funzionalità degli spazi e la coerenza espressiva e comunicativa degli affreschi, e di tutto quanto rende "ricca" in termini artistici una luogo di culto, sono intimamente legati alla preghiera ed all'azione liturgica. Questa dimensione della "comunicazione" artistica, può evidentemente avvenire, viver, soltanto attraverso un linguaggio universale e non intellettualistico. Non può convivere con un linguaggio soggettivo creato da un singolo artista od architetto o riconducibile ad una scuola di espressione che non basi la propria estetica su di un linguaggio universale. La stessa nozione di Chiesa Cattolica implica la "cattolicità", la possibilità di raggiungere tutti. E la comunicazione artistica oltre all'organizazzione spaziale architettonica devono rispettare questo anelito universale, concordandolo con la tradizione liturgica e l'essenza teologica del Cristianesimo.
Questo intimo connubio, questa "conversazione" tra gli elementi costitutivi dell'espressione materiale della spiritualità cristiana, non può essere nè negata, nè modificata, nè squilibrata. E allora ben vengano le emozioni di ieri sera e perchè no, ritrovare quelle immagini, che pensavamo sbiadite per sempre, più vicine a noi, più vive, più vere - ragionamento quasi anacronistico se si pensa alla natura eterea degli angeli! - e dunque "tridimensionali" , per il valore che hanno acquisito dopo questi mesi di intenso lavoro ...
Nelle opere d’arte c’è un’interiorità che va oltre ciò che è immediatamente fruibile; Nel caso dell’arte cristiana, l’attenzione deve cadere proprio sulla profondità del mistero rappresentato. Per questa via si può capire il fascino, che ancor oggi esercitano  le immagini (icone, dipinti, affreschi, statue ... e alfin, il nostro ricco cassettonato) su credenti e non credenti: attrae la profonda interiorità del credente che continua a vibrare nella rappresentazione del mistero che tale immagine offre. Non a caso, come le parole di Don Pasquale prima e di S.E. Cece poi hanno sottolineato, anche il "nuovo" cassettonato della nostra Basilica, è da considerarsi «preghiera», perché faceva (e fa tutt’ora) pregare; è questa elevazione dell’animo che rende mistagogica l’arte sacra... 
Share/Bookmark

Nessun commento:

Posta un commento