E' racchiuso in parte di questo articolo, l'abbigliamento del nostro sodalizio. L'origine della "cappa" dei Luigini, ossia l'abito della nostra confraternita, risale al 7 aprile del 1895.
Data precisa, perchè negli archivi è custodita copia di un documento redatto da 33 tra fratelli e novizi appartenenti al sodalizio. Si tratta di una solenne dichiarazione, in cui questi confratelli, impegnandosi a versare 10 centesimi settimanali per tutto l'anno 1894, si erano impegnati ad acquistare la stoffa per cucire le prime vesti.
Nel documento si sottolineano altri aspetti, sinceramente troppo "pomposi" letti dopo oltre un secolo, ma che dimostrano la cura ed il rispetto dei primi fratres alla scelta di aderire al sodalizio: ed ecco che leggere che "Non possiamo cederlo (il diritto ad indossare la veste) a favore di altra persona, che non faccia parte della congrega ... " significa oltremodo accrescere lustro e spessore alla struttura.
La veste dei Luigini, fu realizzato nella forma classica di tante altre vesti confraternali, ossia a camice tuttora nota, per richiamare la tunica indossata da Gesù nella Sua Passione Redentrice (la spiritualità confraternale delle origini fu fortemente improntata alla Passione del Signore e per alcuni aspetti lo é tuttora); Ma l'unicum che distingue, in tutto il territorio della penisola sorrentina (almeno nella nostra attuale diocesi), la veste dei Luigini è quella fascia che cinge i fianchi dei confratelli.
Diciamo fascia e non cordone, perchè attorno alla vita i confratelli stringono una fascia di colore azzurro. Guardate questa foto. Si tratta della processione della Confraternita di Maria Ss.Immacolata di Enna, antichissimo sodalizio siciliano che richiamando nella veste i colori dell'abito della Vergine Maria, riporta anche la classica fascia ai fianchi ...
Confratelli di Maria SS.Immacolata di Enna (da www.isolainfesta.it)
Insomma svelato l'arcano: la veste dei Luigini, legata ai Santi Nicola, Luigi Gonzaga e di Maria SS. Immacolata e affiliata alla Prima Primaria di Roma (la Madre di tutte le confraternite Mariane) non poteva non avere riferimenti, nell'abito alla veste candida della Vergine.
Resta la peculiarità che il nostro sacco non abbia in aggiunta alcuna mozzetta. Questo ha suscitato problematiche soprattutto negli ultimi anni, con una voglia di "aggiunte".
Mi sia ocnsentito di riportare una nota letta di recente proprio sugli ambiti ocnfraternali, scritta da Gian Paolo Vigo che vive e lavora in Basso Piemonte, da un ventennio appartiene a diverse Confraternite ed ha da poco compiuto il decennio di servizio in alcuni organi confraternali di cui è responsabile. E' membro della "Society for Confraternities Studies" dell'Università di Toronto, ha pubblicato alcune ricerche storiche ma si occupa soprattutto dell'attualità di questa originale forma associazionistica.
Si deve prestare la massima attenzione a non cambiare la cappa per "moda", comodità, gusto di novità ad ogni costo, perché si é visto fare da altri, perché ci si é affidati a scelte arbitrarie o personali, ignorando (pur in buona fede) caratteristiche ben più importanti e profonde ed una storia plurisecolare. Gli stessi stemmi per essere tali devono rispettare determinate e ben precise regole di araldica. L'improvvisazione, la fantasia e la troppa originalità in questo campo devono essere bandite. L'abito di molte Confraternite é spesso un'opera d'arte e comunque é un segno materiale di rilievo di una storia ben precisa, percui sono veramente da fuggire interventi estemporanei o privi di competenza. Certo, in qualche caso esso può sembrare uno strano indumento (non é detto che tutte le divise siano di buon gusto) di cui, forse, potrebbe esser riveduto qualche particolare (anche per aggiungere qualcosa, e non solo per togliere!), poiché nella Chiesa si deve volere il buon gusto e la bellezza. Ma, ad es., un abito confraternale seicentesco é portatore di una testimonianza definita, iniziata in un dato periodo e tuttora vivente. Sarebbe fuori dal tempo indossare tutti i giorni un capo del genere, però non si chiede di usarlo sempre (cosa che fa veramente essere fuori dalla realtà corrente).
D'altra parte nulla vieta che per una nuova Confraternita si possa adottare un abito che, tenuto conto del titolo dell'associazione, sia adatto al tempo ed al luogo ma senza rinnegare l'antica esperienza, le norme di base e la Tradizione. Ovviamente (e questo vale per tutti) la cappa NON può essere sostituita da nessun "surrogato" (medaglia, fascia al braccio o a tracolla, ecc.) da mettere da solo, e le misure, fattezze e materie con cui é fatta devono comunque essere appropriate e decenti. N.B.: a parte i momenti in cui é previsto l'uso dell'abito confraternale, sarebbe bello ed auspicabile (come accade in moltissimi altri gruppi), che anche chi é membro di una Confraternita avesse un piccolo distintivo di essa (o della rispettiva "famiglia" confraternale) in segno di appartenenza a tale associazione nonché di riconoscibilità del suo esserne parte, da mettere nelle circostanze in cui non si indossa la cappa.
Questo nulla aggiunge, nulla toglie al lavoro del nostro sodalizio, che sta lavorando sul decoro e sulla forza del passato "liturgico" della congrega, con un occhio doveroso alle funzioni e all'uso che della veste confraternale si fa ancora oggi.
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