sabato 14 novembre 2009

La festività di San Nicola tra “modernità” e tradizione


Il prossimo 6 dicembre, come da tradizione oramai secolare, l’Oratorio di San Nicola sarà in festa nel giorno in cui la Chiesa ricorda il glorioso Vescovo di Myra .

Perché in fondo, la storia di San Nicola, seppur vecchia di oltre sedici secoli, è ancora oggi attuale. Una sorta di “modernità” che non si lega soltanto alle tradizioni del Natale, all'idea di quel Santa Claus che nel mondo occidentale è stato poi alterato e modificato (e ciò si deve alla nota azienda della Coca Cola!) nella figura del vecchietto che su di una slitta trainata da renne dispensa doni la notte di Natale.

Moderno perché nel mondo del dopo 11 settembre, che troppo superficial­mente ama dividere e dividersi tra un occidente ricco e progressista e un oriente povero e integralista, in pochi ricordano che il giovane Nicola fu innanzitutto vescovo a Myra, città della Turchia, terra di confine proprio con il continente Europeo, e dunque ponte fra due culture che proprio il santo seppe far accostare e che evitò sempre di far scontrare.

La sua azione dovrebbe esser presa perciò ad esempio dai nostri governanti, dai responsabili delle comunità internazionali, ed insegnata soprattutto ai nostri ragazzi, ai quali poi toccherà reggere le sorti del nostro mondo.

Infine moder­no perché la storia plurisecolare di questo santo, ci regala anche il segno di una devozione che è arrivata fino a Piano di Sorren­to, nel cuore storico di questo paesino della penisola Sorrentina.

Perché nel 1334 lungo via Santa Margherita, a rifugio spirituale dei naviganti del por­to di Cassano, fu posta la prima pietra della chiesetta che an­cora oggi accoglie tra le sue mura e quelle del vicino Oratorio, i giovani e i fedeli di ogni età, e che in tutti questi anni ancora riesce a trasmettere, ai ragazzi e alle ragazze che lo frequentano, i valori di pace, amore e saggezza che furono proprie del glorioso San Nicola.

Tradizione che si ripete da sempre presso il piccolo Oratorio con la benedizione e la distribuzione del pane benedetto, a ricordo di un miracolo che San Nicola aveva ricevuto in gioventù durante un periodo di grave malattia.

Quel pezzetto di pane, che secondo quanto dettato in sogno dalla Vergine Maria, doveva essere mangiato una volta imbevuto nell’acqua, gli valse la vita.

Da allora in tutte le chiese dedicate al Santo d’Oriente si ripete l’usanza di benedire il pane. E così sarà pure nel piccolo Oratorio a testimonianza di una fede che apparentemente spicciola, nell’umile gesto di ricevere il pane benedetto, si dimostra proprio nella sua longevità e immutabilità, grande e profonda.

Share/Bookmark

Nessun commento:

Posta un commento