A sinistra dell'altare della piccola Cappella di San Nicola, sotto il lucernaio, dove è posto l'organo c'è un antico quadro raffigurante un sacerdote, con barba bianca e alcuni giovani al suo fianco. Ci volle poco tempo, per i giovani frequentatori dell'Oratorio, che subito Don Antonino ti indicava che quello era San Filippo Neri, il "buffone di Dio", il "Santo della gioia".
Ieri sera su Raiuno ha preso il via la miniserie "Preferisco il Paradiso", dove un superbo e ironico Gigi Proietti interpreta il Santo che è stato senza dubbio uno dei più bizzarri della storia della Chiesa, tanto da essere definito - appunto - "santo della gioia" o "buffone di Dio". Colto, creativo, l'ideatore, per primo del modello dell'Oratorio, dove raccogliere quei ragazzi che oggi definiremmo "di strada" a cui era impossibile dare loro un insegnamento. Ma fu anche - su consiglio di Persiano Rosa (interpretato da uno stralunato Francesco Salvi), suo padre spirituale, il fondatore della cosiddetta "Confraternita della trinità dei pellegrini" (e per tutti il fondatore stesso del movimento associativo delle Confraternite), creata per accogliere e curare viandanti, pellegrini e povera gente dei borghi romani.amava accompagnare i propri discorsi con un pizzico di buon umore.
Confessava con la stessa discrezione e la stessa bonarietà sia poveri che ricchi, sia principi che cardinali, dando a volte penitenze alquanto bizzarre, sicuro che, dopo aver fatto una simile figuraccia, il penitente non avrebbe più provato a compiere quel peccato. Molto particolare è dunque l'insegnamento di Filippo Neri, che possiamo riassumere principalmente in quattro punti: una singolare tenerezza verso il prossimo, la prevalenza delle mortificazioni spirituali, in particolare mortificazioni contro la vanità (si può ricordare in questo caso la celebre canzone di Angelo Branduardi "Vanità di vanità" dedicata appunto al santo fiorentino), su quelle corporali, allegria e buon umore per potenziare le energie spirituali e psichiche e infine la semplicità evangelica, di cui lui fu primo testimone.
È importante ricordare dunque come Filippo Neri, durante le preghiere del suo Oratorio, amava fare piccoli intermezzi cantati, così da rendere più piacevole la lettura del vangelo e, di conseguenza, l'incontro con Dio.
Egli stesso amava cantare alcuni sonetti scritti da lui. L'Oratorio divenne così anche un laboratorio musicale perché le laudi si trasformarono da monodiche a composizioni a più voci con l'accompagnamento di uno strumento musicale.
Ci sembra doveroso, dalle pagine di questo blog, invitarvi alla visione di questa miniserie ... c'è fame di santità, e questa tv è quella che ci piace!!
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