lunedì 9 marzo 2009

La Cappa ... la storia di una confraternita in un "abito"


Mi ero ripromesso di "inserire", in questo periodo quaresimale, delle "note" su alcuni aspetti di una confraternita ... riporto, dunque, parte di ciò che ho letto su alcuni siti relativamente a storia e origini della cd. "CAPPA", ossia dell'abito di ogni confratello ... il testo è di Gian Paolo Vigo (su tutti http://users.libero.it/paolo.zz/p4.html)

[...]Essa é innanzitutto uguale per tutti (non é ammissibile "personalizzarla": le differenziazioni, quando ci sono, servono solo per distinguere i dirigenti dell'associazione o chi ha qualche incarico), indica che tutti i Confratelli (= "come-fratelli" ovvero "con-i-fratelli") sono uguali tra loro, sono tutti figli di Dio (si pensi inoltre al nome "Compagnia" dato alle prime Confraternite, che deriva da "cum-panis", ossia colui o coloro con cui si divide il pane), inoltre ricorda che l'ordinamento dell'associazione é democratico e gestito comunitariamente, NON egemonicamente. E' errato e molto negativo il pensare che rivestirsi della cappa sia qualcosa da ostentare, sia all'interno che all'esterno della Confraternita (così come é altrettanto errato e fortemente negativo ostentare il non volersela mettere per ragioni più o meno opinabili che celano vergogna o rispetto umano fine a sé stesso o, quantomeno, mancanza di convinzione, fatto tanto più preoccupante in materia di fede prima che di appartenenza a qualsiasi gruppo).
Quanto all'abito ed ai distintivi dei dirigenti o di chi ha qualche incarico nell'associazione, si tenga sempre presente che tali mansioni sono un onere prima che un onore (sono l'espressione di un servizio, non di un potere) e che non é rifiutando di indossare le relative insegne che si cresce in umiltà. Così facendo si crea solo indefinitezza nell'individuazione di chi ne é titolare e diminuzione della reverenza che tutti, a cominciare da chi le ricopre, devono a ciò che queste mansioni rappresentano, piuttosto che a chi le ricopre. NON si tratta solo e/o semplicemente di una "sopra-veste" più o meno munita di "accessori" o essa stessa "accessorio". La cappa serve per atti specifici, é quindi provvista di annessi (NON sono "complementi" più o meno facoltativi) determinati sia per ciò che simboleggiano che per le funzioni a cui assolvono. Ogni sua parte é, per questo, complementare con e alle altre, metterne genericamente solo alcune non ha nessun significato, é un comportamento arbitrario, cioé contrario alle norme, al buon senso ed all'educazione, ossia al rispetto degli altri Confratelli e della stessa associazione.
Avendo chiaramente presenti tutti questi aspetti si può quindi esaminare come e perché essa é composta in un certo modo, iniziando da ciò che ordinariamente indicano i colori della stoffa di cui é fatta:
il bianco richiama il colore delle prime cappe indossate dai Flagellanti medievali, così furono e sono confezionate le cappe della maggior parte delle Confraternite, a cominciare dall'Arciconfraternita-Madre del Gonfalone, la cui struttura sarà poi adottata da tutte le altre Confraternite sorte in seguito. N.B.: su questo abito sono quindi stati inseriti o aggiunti diversi altri elementi (es. classico: la mantellina). Spesso si é salvaguardato, però, almeno un richiamo al colore originario (ad es. si adottano cappe di colore diverso, le quali presentano tuttavia colletto, risvolti o fodera bianchi, per ricordare le origini); oppure, per contro, per non toccare del tutto l'originario abito bianco, su di esso sono inseriti solo dei piccoli, semplici annessi colorati (ad es. nastri o fregi);
il grigio ricorda la tela grezza, di simile colore, dell'umile saio dei primi Frati dell'Ordine Francescano: l'uso di una cappa simile indica le Confraternite (ed i legami tra esse e tale Ordine) sorte al seguito dei "Fratelli e Sorelle della Penitenza" nati dall'esperienza di San Francesco;
il rosso é il colore caratteristico della Confraternita della Trinità dei Pellegrini, fondata da San Filippo Neri, ed indica l'effusione dello Spirito Santo ed il fuoco della carità che deve infiammare il cuore di chi é iscritto a questa associazione nell'esercitarne lo scopo: la glorificazione della Trinità attraverso l'azione di liberazione del prossimo dalle emarginazioni e dalle schiavitù. Non poteva essere scelto colore migliore, visto che il rosso simboleggia la divinità;
il marrone ed il giallognolo richiamano rispettivamente la tonaca o il mantello dei religiosi dell'Ordine Carmelitano (i cui primi eremiti, e non solo essi, adottavano vesti di tinta affine, tessute con peli d'animale) e indica una Confraternita della Madonna del Carmine; ma questo colore (indipendentemente dall'Ordine religioso di aggregazione) potrebbe anche semplicemente indicare Confraternite nate dal Movimento Penitenziale medievale, i cui primi membri, come si é detto, vestivano rudi tuniche di tela di sacco;
l'azzurro é il colore mariano per eccellenza: é il colore del cielo, prefigura la Gloria Eterna (per cui simbolicamente indica la divinità) in cui é già stata assunta la Madonna. Esso fu assegnato alle Confraternite del Rosario dai Padri Domenicani, i quali ne zelarono l'erezione un po' ovunque, tanto che la fondazione di queste Confraternite, assieme a quelle consimili del Santissimo Sacramento, era auspicata in ogni Parrocchia; questo colore (usato sia per la cappa che per la mantellina) indica comunque una Confraternita mariana (o anche una Confraternita del Santissimo Sacramento legata ai Domenicani, mentre quelle legate alla Basilica del Laterano sulla cappa bianca portano invece la mantellina di colore rosso, e chi, ad es., ha una doppia aggregazione, potrebbe avere cappa azzurra e mantellina rossa);
il verde é innanzitutto il colore dell'Arciconfraternita di San Rocco e, di conseguenza, delle sue aggregate; esso riprende il colore delle vesti con cui questo santo pellegrino viene effigiato nell'iconografia tradizionale e invita alla speranza durante il pellegrinaggio terreno, prefigurazione di quello verso l'Eternità: il verde simboleggia la stagione della rifioritura, del ritorno della vita, e quindi l'umanità;
il nero il colore simbolico della terra, da cui ha principio la vita, alla quale torna con la morte, é adottato, per questi motivi, dalle Confraternite della Buona Morte ("buona" nel senso cristiano del termine, sia innanzitutto dal punto di vista di una adeguata preparazione ed assistenza spirituale, che da quello del provvedere ai servizi necessari ai diversi atti e situazioni che accompagnano quest'ultimo momento della vita): in senso lato il nero é stato quindi inteso come indicatore di lutto, ma non é questo il suo significato originario o comunque principale;
altri colori o combinazioni di colori usati o usabili possono derivare dall'iconografia con cui é tradizionalmente effigiato un Santo Patrono (ad es. il viola del mantello di San Giuseppe, che però potrebbe indicare anche Confraternite penitenziali); dalla carica da evidenziare (ad es. il giallo-oro, colore della solennità, in genere usato per gli ornamenti delle cappe e/o delle mantelline dei responsabili della Confraternita, non importa di che tipo); o anche dalla semplice affinità col colore stabilito (ad es. il blu anziché il nero, per distinguere due Confraternite di titolo diverso, entrambe con abito scuro, esistenti nella stessa località, o limitrofe, o che hanno avuto vicende particolari riguardo all'aggregazione.
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